Domenica – 9 luglio 2017 – Anno A
Parola del giorno: Zc 9,9-10; Sal 144; Rm 8,9. 11-13; Mt 11,25-30
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 11,25-30)
25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
COMMENTO AL VANGELO
a cura di don Riccardo Donà, accompagnatore spirituale Acli Friuli Venezia Giulia e Acli Trieste
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».
Gesù vedendo intorno a sé persone stanche, affaticate, tristi, appesantite dai tanti precetti della legge ebraica, con quel “venite a me” dona loro se stesso, ma coloro che stanchi e oppressi vanno a lui molto spesso non sono i sapienti, ma gli umili, gli ultimi, coloro che si sentono piccoli, i peccatori, coloro che si vergognano del loro stato. Chi invece si sente molto sapiente, pieno di sé, difficilmente ricorre a Gesù, non sente il bisogno di Lui, perché basta a se stesso.
Anche nella nostra vita, sentiamo la fatica della giornata che inesorabilmente passa, ci sentiamo delusi, stanchi, amareggiati, e non ci resta che ascoltare il Maestro e tuffarci in lui, incontrarlo nella preghiera, riceverlo nell’Eucarestia, incontrarlo nella lettura e nell’ascolto della sua Parola, amarlo nel fratello che incontriamo, e sicuramente, ritroviamo subito la gioia, la pace interiore, pronti a ripartire.
Ecco il suo giogo, leggero, è Lui allora che ci ristora attraverso il nostro abbandono fiducioso. Impariamo da Gesù mite e umile di cuore. Il segreto di una vita felice su questa terra, è l’umiltà, cioè la capacità di farci piccoli, semplici, capaci di amare tutti perché tutti possano sentirsi amati da Gesù attraverso di noi.
Lui si è fatto mite e umile per insegnarci questa strada. «Chi si umilia sarà esaltato» è il paradosso della nostra fede e Paolo dice ancora a riguardo «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti». Molti, esaltati dal loro sapere, pretendono di conoscere tutto mentre Dio si rivela ai semplici, a coloro che sanno accoglierlo, incontrarlo, conoscerlo e amarlo in chi è abbandonato, affamato, carcerato, nudo, profugo.
A tal proposito San Leone Magno ci dice:
«Chi dunque sa di essere preposto ad altri, non sopporti a malincuore che qualcuno gli sia superiore, ma l`obbedienza, che esige (dagli altri), egli per primo la attui: e come non vuole sopportare un peso grave, così non osi imporre agli altri un carico insopportabile. Siamo infatti discepoli di un maestro umile e mite, che ci dice: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete pace per le vostre anime. Il mio giogo infatti è soave, e il mio peso leggero“. E come esperimenteremo ciò, se non attueremo quello che dice lo stesso Signore: “Chi fra voi è il maggiore, sarà vostro servo“».