Domenica – 2 luglio 2017 – Anno A
Parola del giorno: 2Re 4,8-11.14-16a; Sal 88; Rm 6,3-4,8-11; Mt 10,37-42
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 10,37-42)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
COMMENTO AL VANGELO
a cura di don Riccardo Donà, accompagnatore spirituale Acli Friuli Venezia Giulia e Acli Trieste
Gesù in questa XIII domenica ci chiama, ci invita a seguirlo prendendo su di sé la propria croce.
Quanti di noi oggi sentendo parlare di croce si vergognano oppure cambiano discorso, ai funerali non si vedono più i bambini perché i genitori pensano che si impauriscano, di fronte alla malattia e alla sofferenza l’uomo in genere prende paura ed è normale ma oggi abbiamo perso il rapporto con chi sta male, con chi si trova in una situazione di difficoltà e ha bisogno di aiuto.
Ecco allora che Lui ci viene incontro per aiutarci “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10,40), e ancora “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). E’ nell’accoglienza, nell’apertura verso l’altro che avviene l’incontro con Gesù, soprattutto l’altro più piccolo, più bisognoso, colui che ci passa accanto, quel fratello che non riesce a camminare e ha bisogno di un sostegno, quello che non capisce perché ha una malattia mentale, ed è preso in giro. Dovremmo imparare ad affiancarci al fratello, a prenderlo per mano e accompagnarlo là dove lui ha il desiderio di arrivare.
Accoglienza tra noi nelle nostre comunità cristiane, molto spesso la domenica andiamo a messa, ma non ci conosciamo con tutti i fratelli, anzi qualche volta ci sediamo vicino a chi già conosciamo… Perché invece non imparare ad avvicinarci ad una persona che non conosciamo per amarla, accoglierla, accettarla così com’è; così facendo andremmo a conoscere tutta la comunità a cui apparteniamo e con la quale siamo chiamati a collaborare e se qualcuno fosse nel bisogno, per amore di Gesù nel fratello, saremmo pronti ad accogliere e ad aiutare.
Questo aiutare significa condividere con il fratello e se quel fratello ha una croce, una sofferenza, essere pronti a condividerla con lui, farla propria. Ciò è possibile se avremo imparato, come ci chiede Gesù, a portare la nostra croce. Allora saremo pronti a dare la vita per i fratelli.
Concludo con le parole di San Cesario d’Arles vissuto nel V secolo:
“La prima perdizione dell’uomo fu l’amore per se stesso: se non avesse amato se stesso con un ordine perverso, avrebbe anteposto Dio a se stesso, e avrebbe voluto essere suddito di Dio…. Cosa vuole significare l’espressione “Prenda la sua croce”?… Quando comincerà a seguirmi secondo i miei mandati e i miei insegnamenti avrà molti avversari, molti che lo ostacoleranno, non avrà solo schernitori, ma anche persecutori… tu dunque, se desideri seguire Cristo, non rifiutarti di portare la sua croce: tollera i malvagi, non soccombere ad essi. E da dove bisogna iniziare a seguire Cristo se non da dove è partito? Infatti noi sappiamo che risorse e risalì al cielo: dobbiamo seguirlo! E non dobbiamo perdere la speranza, perché egli stesso lo promise, e non perché l’uomo di per sé può fare qualcosa. Vuoi seguire Cristo? Devi essere umile, proprio come lui lo fu” […].