“La violenza contro le donne riguarda tutti. Nessuno escluso” è stato lo slogan che le Acli hanno adottato per la campagna dello scorso anno. Oggi le Acli lo rilanciano, perché la situazione non è cambiata. I dati confermano l’assoluta trasversalità del fenomeno – rispetto alle classi sociali, ai livelli di istruzione, all’età e alla distribuzione territoriale – e la sua non imputabilità allo “straniero”.
“ La violenza – afferma Agnese Ranghelli, responsabile nazionale Coordinamento donne delle Acli – affonda le sue radici nella discriminazione. Che ancora oggi si debba registrare una disparità di condizioni così grande e grave tra i due generi è quasi imbarazzante, certamente insopportabile. E che lo stesso imbarazzo non colpisca gli uomini – rispetto a dimensioni di illibertà e riduzione dei diritti gravissime e diffuse – è incomprensibile. E’ necessario un impegno costante e ostinato da parte di tutti perché questa situazione si modifichi. Siamo convinti che in ogni forma di discriminazione si annidi il germe della violenza”.
Nel lavoro, nella politica, nelle istituzioni, ma anche nei settori della ricerca, dell’innovazione e della cura, le donne esprimono eccellenze che non trovano corrispondenza nel loro status sociale e nel valore che la società attribuisce loro.
“Chiediamo in proposito – conclude Ranghelli – non solo alla politica e alle amministrazioni pubbliche, ma a tutte le organizzazioni di impegnarsi nella valutazione d’impatto di ogni loro azione, perché se ne possano programmare e distribuire gli effetti positivi su entrambi i sessi, imparando anche per questa via a non considerare i soggetti femminili come eccentrici o marginali”.