Il recupero sociale di chi ha commesso reati ma vuole pagare il suo conto con la giustizia e avere una seconda possibilità, è una prerogativa di ogni Stato di diritto.
Le storie che riguardano chi delinque sono spesso drammatiche, senza redenzione.
Ma non sempre è così: un esempio è l’iniziativa dell’Unione Sportiva Acli che ospita due persone che hanno commesso reati, per cui avrebbero subito pesanti ripercussioni.
Invece, grazie alla convenzione tra US Acli e Ministero della Giustizia stanno svolgendo lavori di pubblica utilità al Parco ex Velodromo di Bologna.
Una opportunità resa possibile con la collaborazione dell’Associazione Vivere la Città, che gestisce il parco ed ha accolto A. ed A. che ora si occupano dell’apertura e manutenzione degli impianti sportivi, della cura del verde, dell’accoglienza e delle informazioni alle persone che frequentano quest’area cittadina.
«Ho commesso un errore in un momento molto particolare della mia vita – dice A. – ma grazie all’US Acli ho avuto in qualche modo la possibilità di rimediare, rendendomi utile agli altri».
«Per indirizzare questi due ragazzi alle attività di pubblica utilità, che svolgono con noi per qualche mese – spiega Filippo Diaco della Presidenza dell’Unione Sportiva Acli nazionale e Presidente delle ACLI di Bologna – abbiamo tenuto contro delle attitudini personali e delle competenze professionali, perché fosse un’esperienza utile anche per loro».
Un’esperienza rieducativa grazie alla quale i ragazzi hanno preso coscienza dei propri sbagli, sentendosi utili alla società grazie ad una attività che porta un valore aggiunto sia per sé che per il prossimo. Uno stimolo per non ripetere gli errori del passato.
E le reazioni positive da parte dei frequentatori del parco non mancano, perché i due giovani stanno svolgendo un’attività realmente utile ai tanti anziani e famiglie che, soprattutto in questi mesi estivi, trascorrono le giornate al Parco del Velodromo.
«Ci auguriamo – conclude Diaco – che sia questa esperienza, sia quella dei tornei di calcio che svolgiamo al carcere della Dozza, possano ripetersi, crescere e portare frutti sempre più positivi per le persone coinvolte e per tutta la società».