L’aliquota unica della flat tax è un gran vantaggio per le “partite Iva”, già ora. A chi intende collaborare con un’impresa, la partita Iva garantisce un’imposizione fiscale non superiore all’aliquota della flat tax. A chi invece collabora sotto forma di contratto a tempo determinato o indeterminato, l’imposizione fiscale applicata è quella prevista dagli scaglioni: il 27% fino ai 28mila euro e il 38% fino ai 55mila. Messa così, non c’è partita: perde senza dubbio il contratto di subordinazione. D’altra parte – si dirà – perché dare / regalare allo Stato praticamente il doppio dei tributi? Se poi si pensa che è in vigore l’opportunità dell’aliquota unica del 5% per i primi 3 anni (poi passerebbe al 15%) per chi intraprende una nuova iniziativa produttiva professionale, allora la partita non ha storia. Che vantaggio avranno il lavoratore o il datore ad impegnarsi in un contratto di lavoro subordinato? Molto meglio una flessibile collaborazione professionale a partita Iva: zero impegni e meno tasse per tutti. Situazione win win, come direbbero quelli bravi. Ma così si crea un abisso fiscale tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, tutto a vantaggio del lavoro autonomo, si capisce.
Al di là delle scelte “da elusione fiscale” – su cui sospendiamo il giudizio – ci pare che operazioni così rendano il lavoro sempre più solo e più molecolare. Altro che classe lavoratrice, vista da questo punto di vista non ci sarà alcun destino collettivo, se non qualche agglutinamento. Le molecole a partita Iva sfangheranno il lavoro più o meno innovativo che saranno in grado di fare, magari mettendosi in concorrenza tra loro. Al ribasso.
Il pensiero successivo sarebbe da rivolgere alla previdenza e all’assistenza: cosa potranno essere, per i lavoratori, in uno scenario così? Chi potranno tutelare? Quale sanità, maternità, malattia? Quali pensioni? Forse ci saranno assicurazioni private capaci di proteggere dal rischio. Ma in questo modo muore un’idea di welfare uguale e universale, che gelosamente conserviamo da qualche decennio. Forse si sta esagerando, ma quando si prende una strada, le conseguenze non sono del tutto imprevedibili. Certamente la strada che si va delineando così è piuttosto lontana dal welfare che abbiamo finora vissuto. Si parte dalla flat tax e si arriva al welfare… flat, piatto, fatto di pochi servizi di base, standardizzati, premessa di uno Stato flat con partiti flat e così via. Insomma, la rivincita dei terrapiattisti, nella versione del terrapiattismo sociale e istituzionale.