Il probabile rinvio ad un disegno di legge sulla famiglia è stata una decisione opportuna anche per avviare una consultazione tra i gruppi parlamentari e le forze sociali attraverso audizioni che valutino in maniera più generale l’andamento delle misure di contrasto alla povertà. In particolare il reddito di cittadinanza deve essere più equo. Le Acli propongono che il miliardo che dovrebbe derivare dalle risorse stanziate e non utilizzate per il Rdc venga destinato ai minori e agli stranieri. In un Paese come l’Italia, dove un povero su quattro è minorenne, è necessario un impegno concreto per contrastare la povertà minorile. Bisogna riequilibrare la scala di equivalenza, l’indicatore per calcolare l’importo del reddito di cittadinanza in base ai componenti del nucleo familiare, che risulta molto sfavorevole per minori. L’Italia ha un tasso di natalità tra i più bassi del continente. Non possiamo lasciare che anche questa misura svantaggi le famiglie, soprattutto quelle più numerose, confermando che avere figli espone alla povertà.
La proposta delle Acli interviene anche a favore degli stranieri che nel nostro Paese sono un povero su tre (contro la media italiana di un povero ogni 16), e molto spesso, anche in questo caso, si tratta di minori. Bisogna superare il vincolo dei 10 anni di residenza, necessario per gli stranieri che vogliano accedere al reddito di cittadinanza, e soprattutto garantire il Rdc a tutti i nuclei con minori stranieri nati in Italia, un atto di giustizia e di responsabilità nei confronti di bambini e ragazzi nati e cresciuti nel nostro Paese. È anche in questo modo che si realizzano politiche di inclusione e coesione sociale.