Terzo Settore, Tassinari (Acli): “Positiva la disponibilità del Viceministro Leo a lavorare sulla proposta di esclusione dell’Iva per le associazioni di Terzo Settore”

“Con il Viceministro Maurizio Leo abbiamo condiviso le preoccupazioni del Terzo Settore italiano, composto in gran parte da piccole e piccolissime realtà, anche se rappresentate da reti nazionali, e abbiamo presentato una proposta nel merito della questione Iva, che è stata ritenuta valida e sarà oggetto di confronto con il MEF”. Lo dichiara Vanessa Pallucchi, a seguito dell’incontro con il Viceministro dell’Economia e delle Finanze e che ha visto la partecipazione di una delegazione del Forum Terzo Settore, di cui faceva parte anche il Vicepresidente delle Acli, Stefano Tassinari.

Per Tassinari, “la disponibilità del Viceministro Maurizio Leo sulla nostra proposta di esclusione dell’Iva per le associazioni di Terzo Settore è un’apertura importante. Infatti, dal 1° gennaio 2025 le attività svolte con i soci saranno soggette ad Iva. Le forme di esenzione Iva previste per le associazioni di Terzo Settore non riguardano tutte le attività e comportano un forte aggravio burocratico (di fatto il registratore di cassa), ma soprattutto sono una concessione e non più, come nel caso dell’esclusione, un riconoscimento di una natura specifica delle attività associative.

Come affermiamo in un appello del Forum, “le associazioni del Terzo Settore in Italia aggregano milioni di persone che organizzano nelle città e nei territori risposte ai bisogni delle comunità, alle fragilità, alle disuguaglianze. Generano relazioni e costruiscono prossimità sotto forma di spazi aperti, cultura, socialità. Sono espressione della libertà dei cittadini di associarsi per il benessere del Paese. Una libertà sancita anche dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea”.

L’Iva sulle attività mutuali del Terzo Settore sarà un colpo alla stessa libertà di associazione, perché la Costituzione parla chiaro: vanno rimosse le cause che “di fatto” limitano l’eguaglianza e la libertà della persona i cui diritti sono riconosciuti sia come singolo sia nelle formazioni sociali. Le associazioni sostengono le proprie attività sociali con l’autofinanziamento dei propri soci, ossia la condivisione delle spese: equiparare tutto ciò alla vendita è dare una lettura distorta e “di fatto” lede l’effettivo esercizio della libera partecipazione delle persone, specie dei meno abbienti.

Con la delegazione del Forum del Terzo Settore che venerdì scorso ha incontrato il Viceministro all’Economia e Finanze, Maurizio Leo, non si è chiesto al Governo di opporsi alla procedura d’infrazione europea che ha imposto l’Iva a tutte le associazioni e organizzazioni con soci, anche non di Terzo Settore, bensì il riconoscimento di esclusione da Iva all’associazionismo del Terzo Settore per quelle attività senza diretta corrispondenza tra contributi supplementari versati dai soci e costi effettivi sostenuti. L’esclusione, va ricordato, è già prevista per altri soggetti, ai quali peraltro non si impone alcuna condizione particolare circa l’equilibrio tra spesa ed incasso.

Come affermiamo nell’appello, “associarsi e condividere le spese che si sostengono per le proprie attività non è vendere. Considerare qualsiasi iniziativa come se esistessero solo Stato o mercato è lesivo della centralità costituzionale della persona e della stessa Repubblica alla cui edificazione quotidiana si dedica il Terzo settore, come la stessa Corte Costituzionale ha sancito valorizzando il ruolo che la riforma riconosce agli enti di Terzo Settore”.