“Una norma è efficace nei suoi scopi se è equa e abbraccia tutti, nessuno escluso. A maggior ragione se per il primato della salute deve purtroppo costringere a grandi sacrifici. Per questo non si comprende perché la parte più grande del Terzo settore, quella fatta di tante associazioni e tanto volontariato, enti non commerciali, continui ad essere discriminata nei provvedimenti del Governo proprio perché “non commerciali”. Così si esprimono in una nota le Acli, con riferimento all’ennesima bocciatura di un emendamento del Forum del Terzo settore al Milleproroghe e guardando ai primi provvedimenti del Governo. “Le proroga dei termini per l’accesso ai prestiti garantiti c’è per il profit e per il non profit commerciale, ma non più appunto per la gran parte del Terzo settore, che non è commerciale. – continua la nota – Il caffè, nelle zone di minor rischio, lo puoi prendere ovunque, ma non per garantire quel poco di risorse indispensabili per ripartire all’azione nelle comunità di tante centri sociali e culturali, quando essa potrà riprendere. Senza contare che i ristori per il Terzo settore non commerciale sono quasi 10 volte di meno rispetto agli altri ristori. Su molte attività, inoltre, arriveranno le nuove norme fiscali introdotte dalla Riforma del Terzo settore, che necessitano di alcuni correttivi da apportare in un tavolo fiscale di confronto da convocare al più presto.
Le Acli, insieme alle altre organizzazioni, nel Forum del Terzo settore hanno promosso emendamenti e proposte e chiedono che vengano inserite già nel Decreto Ristori 5 e che si apra il tavolo fiscale.
La salute pubblica, per essere concretamente difesa con provvedimenti, che purtroppo in molti luoghi sono costretti ad essere ancora molto severi, necessita di norme che non siano esclusive – conclude la nota – ma coinvolgano, tanto nelle responsabilità quanto nelle possibilità, equamente tutti. Nessuno escluso. Tanto più chi da sempre della lotta all’esclusione fa la sua battaglia”.