“A 43 anni di distanza, la strage di ormai acclarato stampo neofascista della stazione di Bologna rimane una ferita aperta per tutta l’Italia, sia per le vittime, sia per il suo significato di sfida alla convivenza democratica, sia per le implicazioni storiche e politiche su cui, ancora, non è stata fatta piena luce”. Lo afferma Emiliano Manfredonia, Presidente delle Acli, che cita le parole del Presidente della Repubblica: “come ha detto giustamente il Presidente Mattarella nel suo messaggio al Sindaco di Bologna, a ognuno di noi compete la responsabilità di difendere e rafforzare i principi costituzionali di libertà e democrazia che hanno fatto dell’Italia un grande Paese”.
Le ACLI fanno proprio questo compito e si uniscono al ricordo delle vittime, “con vicinanza alle famiglie e a tutta la comunità bolognese: per questa, come per tutte le altre stragi che hanno funestato il nostro Paese in quegli anni terribili, occorre fare piena luce su tutte le responsabilità”, ha proseguito Manfredonia.
Infatti, “anche cristianamente possiamo dire che non c’è perdono senza giustizia: l’unica risposta che possiamo dare è quella della compassione, soffrendo insieme, cioè, a questa comunità ferita, disillusa, che prova ormai fastidio per tante promesse vane, depistaggi, ritardi che non possono essere più tollerati”.