“Un paese che non misura le sue politiche sugli ultimi e sui poveri, ha fallito l’obiettivo più importante: ridurre le diseguaglianze per consentire a ognuno di vivere in dignità” Questo il giudizio delle Acli sull’entrata in vigore della legge 85/2023 che cancella il reddito di cittadinanza e introduce misure categoriali contrarie al principio universalistico dei diritti sociali.
“Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per la sospensione dell’erogazione del Reddito di cittadinanza a partire dal prossimo 1 agosto e siamo preoccupati per le 169 mila le famiglie italiane che vivono in povertà assoluta e in condizioni di fragilità sociale e che da martedì prossimo non percepiranno più un reddito minimo che gli consentiva di affrontare le difficoltà economiche più impellenti.
A questi non resteranno altri riferimenti che i Comuni e i servizi sociali, già provati da organici sottodimensionati e con un numero di assistenti sociali insufficienti.
Chiediamo al Governo di prorogare urgentemente il pagamento delle mensilità almeno sino alla fine dell’anno intervenendo già da subito con una nuova misura che tenga conto della situazione dei 6 milioni di poveri assoluti in attesa di una risposta strutturale .
Anche nella prospettiva della prossima scadenza che interesserà un’altra importante platea di cittadine e di cittadini per i quali, per effetto della stessa legge, tra pochi mesi cesserà l’erogazione del contributo, le Acli chiedono inoltre al governo di mettere i Comuni italiani nelle condizioni di intervenire e di non dover gestire emergenze dagli esiti sociali imprevedibili.”