“La mobilitazione dei lavoratori di Amazon pone al centro del dibattito politico e sindacale il lavoro e le trasformazioni che lo riguardano\” lo afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli.
\”Grazie ad applicazioni e sofisticati algoritmi, – prosegue Rossini – alcune aziende high tech di successo stanno via via eliminando gli elementi soggettivi e relazionali che caratterizzano la prestazione di lavoro, riuscendo a controllare un esercito di lavoratori occasionali, con scarse tutele e nessuna prospettiva. Queste grandi trasformazioni pongono la questione di come migliorare i modelli di sicurezza sociale derivanti dall’epoca industriale, che appaiono non più del tutto adeguati a tutelare i nuovi lavoratori. Ciò va fatto – aggiunge Rossini – con il contributo di tutte i soggetti sociali e le parti interessate. Perché se non è supportata da una approfondita conoscenza dei nuovi ambienti sociali e comunicativi, da una visione sistemica della complessità e da interventi sociali in grado di innescare e supportare il cambiamento culturale, la tecnologia – conclude Rossini – non è più innovazione, ma azzardo.
Nel mondo del lavoro – aggiunge Santino Scirè, responsabile nazionale Lavoro delle Acli – la rivoluzione digitale in molti casi sta incrementando la “cultura dello scarto”, riproducendo un inedito squilibrio tra chi detiene il potere economico e i lavoratori. Chi deve vivere del proprio lavoro – continua Scirè – oggi non vede affatto i frutti di questa inarrestabile innovazione, anzi sta subendo un progressivo peggioramento delle proprie condizioni lavorative: dietro l’effigie della flessibilità e dello smart working oggi spesso si nasconde il nuovo caporalato digitale.