“Il prezzo del latte ovino è un problema strutturale che parte da molto lontano e riguarda la modalità con cui i sardi si approcciano al lavoro e al mondo esterno in generale: noi abbiamo una grande difficoltà ad associarci” Inizia così l’intervista a Franco Marras, Presidente delle Acli della Regione Sardegna che è intervenuto sui due grandi temi che in questo momento attraversano l’isola, e cioè la protesta dei pastori sardi per il crollo del prezzo del latte ovino e poi le prossime elezioni regionali che si terranno domenica 24 febbraio.
Presidente in Sardegna sembra che producano tutti latte ovino, eppure non si riesce più a trarre beneficio da una delle maggiori voci di bilancio dell’isola.
In Sardegna ci sono circa 16mila piccole aziende specializzate nella produzione del latte ovino e dei suoi derivati. Inutile sottolineare come l’offerta sia enorme e soprattutto frammentata: si genera così una sovrapproduzione di latte ovino (è il 75% di quella nazionale) e soprattutto una domanda che causa un continuo ribasso del prezzo visto che viene orientato dai grandi industriali che si trovano in una posizione di forza di fronte alla piccola azienda.
In questo periodo abbiamo capito che il prezzo del litro di latte, ora a 70 centesimi al litro, dipende moltissimo dalle vendite del pecorino romano, perché?
Il pecorino romano è il grande problema. Oltre il 50% del latte trasformato diventa pecorino romano e per la maggior parte è rivolto al mercato degli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti comprano grandi quantità, come negli ultimi anni, va tutto bene, ma se il mercato statunitense si ferma come è successo quest’anno, anche a causa della concorrenza di un formaggio spagnolo, ti rimane il prodotto nei magazzini e a quel punto, oltre a crollare il prezzo del pecorino romano, crolla anche quello del latte.
Anche se è un problema molto articolato, proviamo a indicare qualche soluzione per uscire dall’impasse?
Purtroppo in Sardegna non esiste una vera filiera del latte, è tutto lasciato alla libera interpretazione del mercato e alle singole aziende, che sono tantissime e diversissime e cercano il proprio profitto, senza capire che così facendo causano il proprio male. Il primo punto è costruire una vera filiera del latte ovino, dentro cui ci siano garanzie di rispetto del lavoro e in cui si sappia chi fa cosa e quanto ne fa e quindi si decida quando finire una determinata produzione ed iniziarne una nuova, diversificandosi. In questo modo ci si riesce a slegare più facilmente dal mercato degli Stati Uniti: non si può dipendere da un unico mercato che fa il bello e il cattivo tempo. Diversificare il prodotto è fondamentale, non si può trasformare il 50% del latte ovino in pecorino sardo. La costituzione di una filiera è certamente una soluzione di lungo periodo, ma è l’unica che può davvero salvare le aziende dell’isola e non può prescindere dalle associazioni di categoria.
E il prezzo del latte?
Il prezzo di 70 centesimi al litro è ridicolo, è meno di un litro d’acqua, è giunto il momento di sedersi tutti ad un tavolo, pastori, trasformatori, politici e capire come uscirne, ma comunque bisogna alzare il prezzo, in questo momento anche con l’aiuto dello Stato.
Cambiamo argomento perché domenica prossima, 24 febbraio, si terranno le elezioni regionali, qual è la situazione?
La situazione politica assomiglia molto a quella nazionale, abbiamo un centrosinistra che viene dal governo dell’isola di questi ultimi 5 anni, un governo tra alti e bassi,: poteva fare qualcosa di più, soprattutto sul lavoro, ma il suo lo ha fatto, provando anche a fare riforme coraggiose come quella sulla sanità.
Ci puoi fare una piccola previsione, cosa ti aspetti?
Credo che seguiremo quello che è successo in Abbruzzo, con un calo molto importante del M5S e un avanzamento della Lega. I sondaggi dicono che è leggermente avanti il centrodestra, che anche qui si presenta compatto, anche se il candidato presidente è del Carroccio ma con loro c’entra molto poco essendo il segretario del Partito d’Azione Sardo. L’arrivo di Salvini nell’isola per l’ultima settimana di campagna elettorale mi fa capire che forse c’è un po’ di paura e probabilmente vedremo un testa a testa tra i due schieramenti rispetto ad una vittoria del centrodestra che, fino a qualche mese fa, veniva data per scontata.