È stato inaugurato oggi Sabir, il Festival diffuso delle culture mediterranee, giunto quest’anno alla sua terza edizione.
Durante la cerimonia di apertura, che ha avuto luogo nel Salone Borsellino del Comune di Siracusa, si è discusso dei temi al centro del dibattito politico: immigrazione, accoglienza e polemiche sulle Ong.
Inoltre, prima della cerimonia di inaugurazione, è stato chiesto un minuto di silenzio per commemorare le tre vittime Rom di Roma.
Il festival è dedicato a chi salva vite nel Mediterraneo, come ricordato da Filippo Miraglia, vice presidente dell’Arci, insieme ad Acli e Caritas tra gli organizzatori dell’evento.
Per le Acli erano presenti Antonio Russo, consigliere di presidenza con delega al welfare e il presidente nazionale Roberto Rossini che ha dichiarato: “In questa epoca storica sono in discussione tutte le istituzioni che basano la propria attività sulla fiducia. – ha dichiarato Rossini – I diritti dell’uomo però sono assicurati anche dalle formazioni sociali, per questo Sabir deve costruire una cultura dell’accoglienza, perché la cultura che nega l’accoglienza è inumana. È importante chiedere all’Europa che vengano costruiti ponti che favoriscano l’ integrazione”.
Di cultura e linguaggi ha parlato anche Moni Ovadia che ha affermato che la locuzione “Prima gli italiani” mostra il decadimento del linguaggio e porta solo violenza: “Sulle Ong occorre alzare il tiro – ha continuato l’artista – Basta stare sulla difensiva. Occorre attaccare. Chi non tutela la persona e la dignità umana è fuorilegge”.
Durante l’inaugurazione sono intervenuti anche il Sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo e Oliviero Forti della Caritas Italiana.
Il nome del festival deriva dal linguaggio dei pescatori del mediterraneo, come ha ricordato nel corso del suo intervento Luciana Castellina, presidente onoraria dell’Arci. Castellina ha infine auspicato una maggiore presenza dell’Unione Europea nel Mediterraneo facendo propria la lezione dello scrittore Predrag Matvejević secondo il quale “L’Europa senza Mediterraneo è come un adulto che dimentica la sua infanzia”.