Frattura post referendaria, futuro del Paese e percorso associativo al centro della Direzione nazionale delle Acli. Sono stati questi i temi che la direzione nazionale delle Acli ha affrontato nel corso dell’incontro di questa settimana.
“In un terreno politico scivoloso e che si presta a cadute populiste – ha dichiarato il presidente delle Acli Roberto Rossini – noi continuiamo a credere e a sostenere una politica di riforme. Non entriamo nel dibattito sulla durata del governo Gentiloni.
Crediamo, però, che debba avere il tempo di lavorare. Per fare. Specialmente quelle riforme che avvertiamo più urgenti perché più vicine alle esigenze concrete del Paese. Pensiamo, per esempio, all’approvazione del ddl sulla povertà. Ma anche alla legge sulla cittadinanza, per la quale siamo in piazza ogni settimana. Così come riteniamo urgente una nuova legge elettorale e la conclusione dell’iter della riforma della legge sul terzo settore.
A fronte delle fratture che si sono aperte dopo l’esito del referendum – ha aggiunto Rossini – la politica anziché far sintesi e gettare ponti, procede per il verso opposto: rafforza le differenze identitarie con la costruzione di muri e alimenta campagne distruttive che hanno come filo conduttore il no e il contro. Ciò che preoccupa di più è che i soggetti politici siano privi di un’immagine, di un progetto, di un approdo”.
La Direzione ha raccolto gli stimoli lanciati dal presidente Rossini, sviluppando una discussione che ha fatto emergere una forte preoccupazione, da parte dei membri componenti, per le modalità di sviluppo del dibattito politico, attraverso le quali i partiti “stanno manifestando tutta la loro debolezza”.