Politiche sociali, welfare dal basso, alleanza per il lavoro decente e cooperazione tra pubblico privato e terzo settore. È quanto chiedono con una lettera le Acli di Roma, e il loro presidente Lidia Borzì, al prossimo sindaco della Capitale.
Le Acli chiedono al primo cittadino di “promuovere una politica caratterizzata da una marcata proiezione dell’azione verso il futuro con un’aggiunta di valore sociale”, di mettere in atto una politica “che non lavori a compartimenti stagni, ma valorizzi un approccio interdipendente”, “di valorizzare la sussidiarietà circolare per coinvolgere e corresponsabilizzare tutti al rilancio della città”.
L’obiettivo è creare una rete tra pubblico, privato e terzo settore per raggiungere tutti, ricreare una comunità solidale, evitare inefficienze e ripetizione e dunque risparmiare.
Sul “principio della rete”, si fondano le tre proposte che le Acli di Roma presentano alla prossima amministrazione comunale: esse prevedono la creazione di un albo cittadino delle buone pratiche sociali per evitare sovrapposizioni. “La cabina di regia – scrivono le Acli – sarà affidata ai municipi che devono assumere sempre maggiore centralità per di evitare interventi spot e frammentati e proporre iniziative stabili e replicabili”.
La seconda proposta è quella di realizzare un’anagrafe delle fragilità sociali. “L’anagrafe consentirebbe di lavorare sulla prevenzione favorendo la presa in carico integrale della persona, con un riflesso positivo anche sulla riduzione dei costi eventuali di cura e ospedalizzazione, evitando, quindi, situazioni estreme”.
Infine le Acli chiedono di promuovere un’alleanza per il lavoro decente che coinvolga sindacati, organizzazioni come le Acli, imprese, istituzioni locali, scuola, università, parrocchie “per dare vita ad una vera e propria comunità educante che riconosce nel lavoro una porta di accesso ad una piena cittadinanza fatta di diritti e di doveri”.
“Caro sindaco – conclude la lettera Lidia Borzì – è ora di ridare un nuovo volto al presente di Roma e guardare al futuro della città con serenità puntando sul lavoro e sulla solidarietà quali vettori di un cambiamento. L’orgoglio ferito della Capitale, può essere guarito solo se tutti collaboriamo, e se ci sentiamo corresponsabili del bene comune. Roma ha bisogno di un sindaco che giorno dopo giorno sia capace di riconquistare la fiducia dei cittadini e delle cittadine coniugando concretezza e speranza, testa e cuore”.