In fuga dalla politica, disillusi e disposti a molte rinunce pur di mantenere il lavoro. Così si presentano i giovani nella ricerca “Avere 20 anni, pensare al lavoro” presentata il 10 giugno dalle Acli di Roma e dalla Cisl di Roma e Rieti e realizzata dall’Iref Acli all’interno del progetto “Job to go! Il lavoro svolta”. 1029 i giovani intervistati con un’età tra i 16 e i 29 anni per il 90% residenti a Roma.
Il 5,8% degli intervistati prova fiducia nei confronti della politica, il 4,9% passione ma gran parte degli intervistati associa la politica a sentimenti di “rabbia” (39,3%), “disgusto”(39,3%) e “sconforto” (36,3%).
La vera preoccupazione dei giovani romani è il lavoro. Pur di mantenere il lavoro i ragazzi sarebbero disposti a rinunciare a molti diritti acquisiti: il 27,7% rinuncerebbe ai giorni di malattia, il 26,5% alle ferie, il 15,5% a una parte dello stipendio e l’11,2% alla maternità. Pensare al futuro lavorativo crea confusione nel 36% degli intervistati e senso di precarietà in un altro 26,7%.
Il 78% degli intervistati è disposto a trasferirsi fuori dalla regione pur di trovare un impiego, il 33% è disponibile a fare un lavoro per il quale non ha studiato, quasi un intervistato su quattro (23,7%) sarebbe disponibile a lavorare “in nero”. Il 23,5% dei giovani crede che per trovare lavoro serve l’aiuto di persone influenti, il 12,8% pensa che la cosa più importante è avere fortuna e un 10% afferma la necessità di sapersi accontentare.
In ogni caso, le condizioni per lasciare la casa dei genitori sono un reddito sufficiente (69,2%) e la stabilità del lavoro (63,5%).
“L’indagine – ha commentato Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma – mostra chiaramente che c’è un progressivo sfilacciamento del tessuto sociale con un conseguente allontanamento dei giovani dalla politica e cosa ancor più grave, dalla speranza di un futuro. Proprio da questi risultati emerge la necessità di attivare misure puntali e idonee per offrire risposte concrete a partire dalla promozione di un’alleanza sul Lavoro, nel segno sussidiarietà circolare, che coinvolga la società civile, i sindacati, le istituzioni e la scuola”.