La Procura di Brescia ha da qualche settimana dato avvio ad un’inchiesta relativamente alle forniture di bombe ‘made in Italy’ verso l’Arabia Saudita, con ipotesi di possibile violazione della legge 185 del 90. Lo riporta un articolo odierno del settimanale Panorama che conferma indiscrezioni precedenti e ribadisce l’importanza e la fondatezza dell’Esposto su tale questione presentato da Rete Disarmo a gennaio 2016 in diverse Procure d’Italia.
Armi Cagliari Arabia Saudita Le indagini, coordinate dal Magistrato bresciano dottor Fabio Salamone, non si sono limitate allo studio delle carte e delle notizie presenti nel testo di Esposto ma hanno già visto l’effettuazione di passi concreti di acquisizione diretta di nuove informazioni. Corroborate anche da documenti ufficiali del Governo tedesco (ricordiamo che la fabbrica RWM italia di Domusnovas da cui sono partite le bombe è di proprietà Rheinmetall) ottenuti dai ricercatori di Rete Disarmo e dimostranti la piena responsabilità italiana sulle (almeno) sei forniture dirette tra la Sardegna e Riad.
La Rete Italiana per il Disarmo esprime la soddisfazione per questa decisione della Procura di Brescia che permetterà di fare luce su un caso problematico di commercio di internazionale di armi, emblematico anche di molti altri accordi simili. La RID si mette a piena disposizione dei Magistrati – come già fatto in questi ultimi mesi – per fornire dati e informazioni utili all’inchiesta. Il nostro auspicio è che si arrivi finalmente ad un esplicito chiarimento a riguardo di meccanismi di autorizzazione dell’export militare che a nostro parere configurano da tempo una possibili violazioni della nostra normativa nazionale sul tema.
In particolare i risultati dell’inchiesta potranno poi rendere più trasparenti i profili di rapporto intercorrenti negli ultimi anni tra il nostro Governo e il Regno Saudita su questioni militari, di produzione armata e della difesa. Proprio ieri la Rete Disarmo aveva chiesto chiarimenti relativamente alla recente visita (inizio ottobre) della ministra Roberta Pinotti a Riad, che secondo fonti di stampa saudita aveva toccato anche aspetti relativi a contratti di fornitura per sistemi navali. Ricevendo come unica risposta un tweet del Ministero della Difesa paventante possibili querele (“Ministero pronto a querelare chi diffonde falsità”). Di fronte a tale risposta Rete Disarmo conferma la propria serenità perché nessuna falsità è stata diffusa da parte nostra: riteniamo al contrario che sia legittimo e anzi doveroso richiedere informazioni sui rapporti istituzionali di esponenti del nostro Governo con uno degli Stati maggiormente coinvolti nella guerra civile in Yemen. Un conflitto che, secondo ripetute prese di posizione delle Nazioni Unite, ha già portato a conseguenze catastrofiche per la popolazione, con una situazione così problematica da essere stata oggetto di una Risoluzione del febbraio 2016 del Parlamento europeo per «avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita». Già a quel tempo tale autorevole presa di posizione aveva costituito una prima conferma positiva della nostra scelta di presentare Esposti in diverse Procure italiane, non solo per sollecitare indagini su possibile violazione della legge 185 del 90 ma anche per valutare i profili di aderenza delle decisioni autorizzatorie ai principi e ai contenuti del Trattato Internazionale sugli Armamenti che l’Italia ha sottoscritto e ratificato (con unanimità di voto Parlamentare).
Per tutti questi motivi ribadiamo la nostra soddisfazione per la decisione della Procura di Brescia di recepire i contenuti della nostra segnalazione e far partire un’inchiesta su tutti gli episodi di invio ordigni dall’Italia all’Arabia Saudita. Rimaniamo in fiduciosa attesa dei prossimi, ulteriori sviluppi.