Come si pongono i cattolici di fronte alla politica, oggi? Ce lo dice un’indagine Ipsos presentata a un recente forum alla Camera dei deputati.
In sintesi: i più cattolici hanno mediamente più fiducia dei meno cattolici. Prendiamo il clima economico: “Il paese sta andando nella giusta direzione?”. È sì per il 19% degli italiani, è il 24% per i cattolici italiani. Lo stesso “un po’ di più” vale anche per altri ambiti: la qualità della vita, il giudizio verso lo Stato e la propria Regione di appartenenza, l’apertura verso l’immigrazione, lo ius soli, l’Europa, l’euro e le riforme (misurabili attraverso il voto al referendum del dicembre scorso). Insomma, tutto un poco di più: più opinioni positive, meno pessimismo rispetto alla media, con una particolare attenzione al lavoro e al welfare.
E tuttavia, come per tutto il resto dell’elettorato, si coglie una certa frammentazione, e pure qualche atteggiamento tipicamente populista, perfino tra i “più impegnati”. Insomma quella differenza cristiana che segnalava alcune appartenenze politiche è oggi assai ridotta. Ma siccome il mondo cattolico non è scomparso, allora ne deriva che il rapporto con la politica si è frammentato, si è allentato. Sepolta l’ipotesi di un partito cattolico – che triangolava con la Chiesa e con il mondo cattolico – occorre allora capire quali contenuti e quali contenitori siano oggi possibili.
Potremmo intanto dire che per i contenuti basta recuperare i temi citati dall’indagine: lavoro, welfare, famiglia, Europa, cittadinanza, riforme. Per i contenitori che traducono queste istanze c’è invece da farsi qualche domanda di più, anche se il fatto di appartenere a una istituzione “forte” – come la Chiesa – non dovrebbe mettere in discussione l’importanza del ruolo di altre istituzioni, quali per esempio i partiti (infatti i cattolici più impegnati tendono a votare i partiti più tradizionali, i partiti… “più partiti”) e i corpi intermedi, come l’associazionismo.