Le Acli accolgono l’invito a partecipare al presidio contro il DDL Sicurezza. La difesa della proprietà privata e il mantenimento dell’ordine sono assolutamente necessari, ma nulla hanno a che vedere con la soppressione della libertà di manifestazione del proprio dissenso da parte di lavoratori e cittadini.
Perseguire penalmente qualsiasi forma di protesta, in carceri dove la dignità umana è spesso negata o dove si manifesta per difendere il proprio posto di lavoro o il proprio diritto allo studio o perché si è contrari a una grande opera, nega la libertà delle persone. Non solo, rende il Paese più insicuro perché equiparare il dissenso non violento a un reato significa reprimere ogni punto di vista contrario in un Paese dove le stragi ambientali e del lavoro, le migliaia di morti, dall’Eternit a Taranto, dal Vajont a molte morti bianche di questi mesi, sono sempre avvenute e avvengono grazie a contesti coatti e omertosi in cui la libertà di espressione contraria era ed è ostacolata e repressa.
Inoltre i diritti dei bambini, in particolare, non si toccano: inaudito pensare di mandare in carcere detenute incinte o madri di neonati, ben sapendo che il sovraffollamento e il tasso di suicidi in carcere sono ai massimi storici.
Legare, inoltre, l’acquisto di una SIM telefonica al permesso di soggiorno significa condannare alla marginalità chi è già ultimo tra gli ultimi e alimenta un nuovo settore per il mercato nero.
Non è aumentando le norme e i cavilli che si migliora la giustizia, anzi la si rende solo più burocratica e macchinosa, a tutto vantaggio solo dei più facoltosi e potenti.
Basta con la politica della paura e la demagogia del controllo: avere a cuore la sicurezza dei cittadini significa prima di tutto rendere certe le pene, garantire nelle città adeguati presidi di forze dell’ordine (più assunzioni, non più armi! Vediamo quello che accade negli USA!), favorire la socialità nelle periferie e l’inclusione di tutti grazie alla collaborazione col Terzo settore.