La pubblica investitura ufficiale delle ACLI da parte della Chiesa risale all’udienza concessa da Pio XII, l’11 marzo del 1945, a tutti i delegati aclisti venuti a Roma dalle province dell’Italia centro-meridionale, allora liberate dall’occupazione nazista, per il primo Convegno Nazionale.
Nel suo discorso il Papa definisce le ACLI «cellule dell’apostolato cristiano moderno» e «vivaio delle virtù sociali».
Il presidente Ferdinando Storchi, in un articolo pubblicato su L’Osservatore Romano, il 22 aprile 1945, risponde in forma esaustiva all’interrogativo «Che cosa sono le ACLI?», rinviando alle parole del Papa del mese precedente: «Le ACLI raggruppano coloro che, nell’applicazione della dottrina del Cristianesimo secondo l’insegnamento della Chiesa, ravvisano il fondamento e la condizione di un rinnovato ordinamento sociale in cui sia assicurato secondo giustizia il riconoscimento dei diritti e la soddisfazione delle esigenze materiali e spirituali dei lavoratori».
Più avanti si precisa che le ACLI non richiedono ai propri soci «la tessera di un partito, né quella dell’Azione Cattolica, ma solo il contrassegno e la qualifica di cristiano. Le loro attività, pur essendo vicine a quelle dell’Azione Cattolica per quanto riguarda il campo religioso e morale, si sviluppano in modo del tutto proprio nel campo presindacale, così come in quello assistenziale in favore delle classi lavoratrici».
Il 29 settembre 1946, a Castelgandolfo, Pio XII riceve in solenne udienza i partecipanti al I Congresso Nazionale (Roma, 26-28 settembre 1946), sottolineando l’importanza per i lavoratori cristiani di essere fedeli alla Chiesa:
«Siate fedeli alla Chiesa! Essa non inganna e non delude l’aspettazione del popolo. Vale tale affermazione anche per il terribile periodo, appena chiuso, dell’ultima guerra mondiale e per questo tormentato dopoguerra? Quante falsità sono state divulgate, e si divulgano ancora, contro la Chiesa e il Papa, specialmente in mezzo alle classi operaie! Ma ora che le pubblicazioni e le rivelazioni sopra gli eventi degli ultimi sette anni si sono succedute e si succedono le une alle altre con ritmo crescente, non hanno esse forse, consapevolmente o no, smentito le mostruose calunnie e reso pienamente giustizia all’azione del Papato? Non hanno forse mostrato in questa Sede Apostolica una condotta sempre costante, coerente, rettilinea? E tale condotta presenta come principali sue note caratteristiche sei scopi, sei mète, verso cui essa ha volto, talora anche contro ogni speranza, tutti i suoi sforzi: impedire la guerra; abbreviare la guerra; trattenere lontane dalla guerra le Nazioni, che, come l’Italia, ne erano sul principio rimaste immuni; salvare dagli eccidi e dalle sofferenze le persone, dalle distruzioni le città; ovviare alle disastrose conseguenze dell’atroce conflitto, al di sopra di tutti gli odi e di tutti i contrasti, col più alto contributo di soccorsi caritativi; promuovere e sollevare le condizioni spirituali e materiali del popolo lavoratore».
Il 29 giugno del1948 Pio XII, nel Cortile del Belvedere in Vaticano, riceve nuovamente «numerosi gruppi di pellegrini appartenenti alle ACLI» e si complimenta per il successo organizzativo raggiunto dall’associazione: «Voi siete cresciuti, siete grandemente aumentati di numero, avete esteso la vostra organizzazione, moltiplicando le sedi, i circoli locali, i corsi di insegnamento, i patronati, ampliato i mezzi di propaganda con giornali, periodici, opuscoli largamente diffusi».
In un altro passaggio del discorso, facendo riferimento alla madre di tutte le encicliche sociali, la Rerum Novarum, rivolge un pressante invito: «Ma per non venir meno lungo la via, per infiammare i cuori e specialmente per guadagnare la gioventù alla vostra causa, voi dovete aver sempre dinanzi agli occhi l’alto fine, cui ha da tendere il vostro movimento: vale a dire, la formazione di lavoratori veramente cristiani che, egualmente eccellenti per capacità nell’esercizio della loro arte e per coscienziosità religiosa, sappiano mettere in armonia la ferma tutela dei loro interessi economici col più stretto senso di giustizia e col sincero proposito di collaborare con le altre classi della società al rinnovamento cristiano di tutta la vita sociale».
Nella mozione conclusiva del III Congresso Nazionale (Roma, 3-5 novembre 1950), si ribadisce che «l‘obiettivo fondamentale del Movimento è la costruzione di una nuova società cristianamente fondata sul lavoro e progressivamente realizzantesi attraverso l’inserimento responsabile dell’energia sociale dei lavoratori alla direzione della vita economica e politica».
A cura dell’Archivio Storico Acli Nazionali
[dt_vc_list style=”2″]1. Discorso di Pio XII ai delegati delle Acli – Roma, 11 marzo 1945; in Il Papa alle Acli, Edizioni Acli, 1960, pp.35-43
3. Discorso di Pio XII agli aclisti – Roma, 29 giugno 1948
4. Le fondamentali dichiarazioni della mozione conclusiva – III Congresso Nazionale Acli (Roma, 3-5 novembre 1950); in Azione Sociale n.45 del 12 novembre 1950[/dt_vc_list][vc_media_grid element_width=”3″ gap=”2″ grid_id=”vc_gid:1583757817755-c6bd5be8-940d-8″ include=”47573,47574,47575,47576″]