Poco meno di 20.000 cave, tra attive e dismesse, sono la fotografia di un Paese che attribuisce troppo poco valore al territorio e che spreca così una risorsa che non tornerà mai, quella del suo paesaggio e dei suoi suoli.
Consumiamo oltre un metro cubo all’anno a testa di materiali estratti da suolo e sottosuolo e ne restituiamo altrettanti in forma di rifiuti da demolizione, occupando altro territorio con discariche di inerti e macerie, perché non abbiamo ancora imparato a riutilizzare materiali che all’estero vengono reimpiegati a percentuali superiori all’80% (da noi solo al 9%).
Certo la crisi si sente e solo a causa della crisi il consumo pro-capite di cemento è crollato dai 565 kg del 2010 ai 354 kg del 2014: così non siamo più in assoluto i primi consumatori di cemento in Europa, la Germania ci batte. Ma avremmo preferito vedere un simile risultato (che comunque ci mantiene nella parte alta della classifica) a seguito di politiche virtuose di riduzione della cementificazione del territorio, oltre che di valorizzazione dei materiali, anziché come risultato di una crisi che sembra interminabile ma che, quando e se finirà, vedrà ripartire in grande stile la sottrazione di risorse ambientali e beni comuni, se non avremo fatto nulla per prevenirla nel frattempo.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nella edizione 2017 del rapporto cave di Legambiente (https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/rapporto_cave_2017.pdf), che ci spingono a chiedere nuove regole per fermare il furto di territorio e il consumo di suolo. Nuove regole nella legislazione italiana ma anche in quella europea, che ancora non contempla il consumo di suolo come danno ambientale. Eppure in Italia le cave hanno depredato finora qualcosa come 200.000 ettari di territorio, e continuano a farlo al ritmo di quasi 2000 ettari l’anno.
Attiviamoci per fermare la perdita di aree agricole e naturali: facciamo firmare la petizione europea People4soil sul sito www.salvailsuolo.it: ogni firma conta!