Fino al Concilio Vaticano II questa domenica si chiamava in albis perché in essa, coloro che avevano ricevuto il battesimo nella veglia pasquale, deponevano le vesti bianche (albis vestibus) che avevano portato per gli otto giorni dell’ottava di Pasqua. Giovanni Paolo II ha voluto – nell’anno giubilare del 2000 – denominare questa domenica come domenica della Divina misericordia.
La pace che Gesù offre ai suoi discepoli è la pace definitiva. Pace in ebraico significa essere integro, e anche: avere a sufficienza. Ai suoi discepoli Gesù dà ciò che serve ed è sufficiente per vivere in maniera integra: la vita.
Essi hanno paura dei Giudei, che hanno ucciso Gesù, ma egli si mostra a loro vivo e ciò è sufficiente per non temere più nessuno, nemmeno la morte che è stata vinta da Gesù. Gesù esibisce i segni della sua morte per mostrare che è vivo. E i discepoli sono contenti di vedere il Signore ancora in mezzo a loro.
Gesù rinnova l’augurio di pace ai suoi e li manda ad annunciare al mondo che il Padre ama le sue creature e che Gesù ha rivelato questo amore nel suo mistero pasquale. L’amore del Padre si rivela nel dono dello Spirito e nel perdono dei peccati.
Perdonare significa non attaccare indelebilmente una persona alle proprie colpe, ma avere fiducia in lui lasciandogli uno spazio di vita in cui possa cambiare i propri comportamenti, accedendo così a una vita nuova e rinnovata. Questo è il compito dei cristiani che vivono nel mondo: testimoniare che è possibile rinnovare la vita dall’ingiustizia, dalla sopraffazione, dall’indifferenza, dall’odio per i fratelli, perché questo è quello che vuole Dio per tutti.
Il racconto che coinvolge Tommaso è veramente di aiuto per tutti noi che non siamo stati presenti, come lui, a questa rivelazione di Gesù. Egli vuole vedere, perché se uno non vede non può credere. Credere sulla parola di un altro sembra poco credibile, in quanto la parola è debole e fragile, ma la vista rassicura, perché ciò che si è visto non può essere smentito. Per questo servono i testimoni oculari. Inoltre Tommaso vuole toccare il corpo di Gesù, perché anche questo senso è considerato infallibile.
Gesù, che si presenta la domenica successiva, rimprovera in qualche modo Tommaso, non sottraendosi alle sue richieste, ma anzi volendo soddisfarle, e tuttavia gli rivolge l’invito a credere, smettendo di essere incredulo della parola dei suoi fratelli. Tommaso non fa nessuno dei gesti che voleva compiere per poter credere, se non quello di accogliere l’invito di Gesù a credere e confessa allora la sua fede in Gesù: «Mio Signore e mio Dio!».
Ora Tommaso è a metà strada tra i suoi fratelli e noi. Egli ha veduto Gesù e ha creduto sulla sua parola, pur non toccandolo. Noi non abbiamo altro che la testimonianza dell’evangelista e della tradizione di duemila anni di cristiani che vi hanno creduto. Noi siamo beati/felici perché crediamo nel Vivente, anche se non lo abbiamo visto direttamente con i nostri occhi.
Gli ultimi due versetti sono un primo finale del vangelo di Giovanni. Egli attesta che Gesù ha compiuto molti altri segni, ma che quelli scritti nel vangelo sono sufficienti per credere in Gesù quale Figlio di Dio. Credendo questo si ha la vita nel nome di Gesù, perché lui ha vinto la morte, in quanto ha dato la sua vita per noi.
3 aprile 2016 – II Domenica di Pasqua – Anno C
Giovanni 20,19-31
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
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