Famiglie monoreddito, con dichiarante principale donna, straniere e residenti al sud. È questo l’identikit della famiglia che rischia più delle altre di entrare in povertà relativa, secondo la ricerca “Fare i conti con le crisi: famiglie a rischio socio-economico in Italia”, realizzata dall’Osservatorio nazionale dei redditi e delle famiglie, in collaborazione con il CAF Acli e l’IREF.
La prima indagine dell’Osservatorio, presentata a dicembre 2022, aveva mostrato come a pagare di più la crisi economica in questi ultimi 3 anni fossero state le donne con meno di 40 anni e con almeno un figlio a carico. Con questa seconda analisi, l’Osservatorio ha voluto indagare le difficoltà che le famiglie italiane hanno affrontato durante il Covid e l’impatto che alcune spese hanno avuto sul loro bilancio familiare: dalle prestazioni sanitarie al mutuo per la casa.
La ricerca si basa su un panel di circa 1 milione di famiglie da cui è stato estrapolato un campione di 668.107 nuclei familiari che hanno presentato la dichiarazioni dei redditi, in forma anonima, presso il CAF Acli negli anni dal 2020 al 2022. “I nostri sono dati fiscali oggettivi che ci aiutano a capire sempre meglio quale è la situazione delle famiglie fiscali seguite per tre anni dal Caf Acli”, ha sottolineato Stefano Parisi, presidente CAF Acli, durante la presentazione della ricerca. Le famiglie sono state suddivise per stato civile (celebi e nubili, single, mono genitoriali, coniugati, separati divorziati, vedovi), per carichi di famiglia (con o senza carichi) e per fonti di reddito (monoreddito, bireddito). In particolare, il reddito medio familiare equivalente delle famiglie bireddito senza carichi ha superato nel 2021 la soglia dei 32.000 €, mentre quello delle famiglie monoreddito con carichi si è attestato sui 13.500 €.
Soglia di povertà e fattori di rischio. “Le famiglie che si sono rivolte al Caf Acli e che vivono al di sotto della soglia di povertà sono state l’8,8% nel 2019, il 7,1% nel 2020 e il 7,6% nel 2021”, ha spiegato Gianfranco Zucca, coordinatore ricerche dell’Iref, che questa mattina ha presentato i dati. “Tra il 2019 e il 2021 quasi 13.000 nuove famiglie del panel Caf Acli sono entrate in soglia di povertà, a fronte di 21 mila che ne sono uscite, con un saldo positivo di 8.000 famiglie. In totale, quasi 51 mila famiglie del panel, pari al 7,6% del panel di famiglie, sono sotto la soglia di povertà”.
Quelle che più di tutte rischiano di entrare in soglia di povertà sono quelle monoreddito, con carichi familiari, con dichiarante principale donna, sotto i trent’anni o poco sopra, straniere e residenti in meridione. In particolare, le donne hanno 4 probabilità di scendere sotto la soglia di povertà relativa rispetto agli uomini che hanno una. La fascia d’età più a rischio è quella fino ai 29 anni (3,5 di probabilità rispetto agli over 60 che ne hanno 1), mentre vivere al nord diminuisce la probabilità di essere poveri (1), rispetto al sud dove la probabilità è di 2,8.
Le spese sanitarie, educative e di mutuo delle famiglie italiane. Sono state effettuati poi ulteriori approfondimenti su alcune spese di natura familiare e sociale inserite nel modello 730: spese sanitarie, spese per la scuola, per l’università e infine spese per gli interessi sul mutuo abitativo. Ciò che è emerso è la forte differenza di incidenza di tali spese rispetto al reddito tra il quintile delle famiglie più povere e il quintile delle famiglie benestanti; e tra le famiglie monoreddito con carichi e le famiglie bireddito senza carichi o in situazione di vedovanza. In particolare, l’incidenza delle spese mediche sul reddito di famiglie sotto la soglia di povertà relativa è del 5,7% (mediana) e del 2,9% (mediana) sopra la soglia di povertà relativa.
Lidia Borzì, delegata nazionale Acli Famiglia e stili di vita, ha commentato i dati dell’Osservatorio: “In questo tempo le famiglie sono messe a dura prova dai postumi della pandemia, dal lavoro povero, dall’inflazione, dal caro bollette. Sono difficoltà che ostacolano anche la formazione di altre famiglie. Se c’è crisi di famiglia, c’è crisi di speranza. È questo il contesto in cui si colloca il nostro impegno per un ascolto competente dei bisogni: è una scelta politica che ci pone a fianco dei soggetti più fragili o a rischio di esclusione”.
Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, ha voluto essere presente all’incontro, sottolineando l’importanza dei dati emersi dalla ricerca Acli: “Vi ringrazio per il lavoro che svolgete, la politica è in vostro ascolto. Oggi la famiglia sta scomparendo: in Italia vive il 30% di famiglie monoparentale. Questo è un problema di solitudine che ferisce l’essenza dello stare insieme. Con la prima legge di bilancio abbiamo investito un miliardo e mezzo sulle famiglie e siamo intervenuti anche contro la povertà infantile. Altro si può fare e lo faremo, in particolare per le famiglie numerose che sono state sempre maltrattate e che avevano guadagnato poco con l’assegno unico”.
“In ogni provvedimento”, continua la ministra “abbiamo voluto valutare l’impatto sulle famiglie, ma è fondamentale che anche il mondo produttivo se ne occupi. Bisogna mettere al centro la maternità: solo attraverso la valorizzazione del lavoro di cura e facendo capire a tutti quanto questo sia prezioso per la nostra quotidianità, possiamo avviare questa rivoluzione culturale. Chiedo a tutti una collaborazione per disegnare un ambiente di lavoro che permetta alle donne di essere madri e alle famiglie di rimanere unite”.
Adriano Bordignon, nuovo Presidente del Forum delle Famiglie, ha affermato: “I dati dell’Osservatorio Acli sono importanti perché ci danno uno spaccato dello stato di salute delle famiglie. La probabilità di scivolare nella povertà delle donne è 4 volte a 1 rispetto agli uomini. Per i giovani è 3, 5 rispetto agli over 60. Questo mette in discussione la possibilità di realizzare la propria storia e di dare il proprio contributo alla società. Giovani e donne devono essere realmente protagonisti di questo Paese”.
Antonio Russo, vicepresidente nazionale Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà, ha precisato come la situazione delle famiglie italiane sia peggiorata: “La linea di confine tra povertà relativa e povertà assoluta si sta assottigliando. Dieci anni fa i poveri assoluti erano 2 milioni, ora solo 6 milioni. Ci sono 50mila famiglie a rischio di povertà. Non si può risolvere il problema ignorandolo. Siamo preoccupati per alcune riforme che il Governo ha già avviato, in particolare la riforma del reddito di cittadinanza e il regionalismo differenziato”.
A concludere l’incontro è stato Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale Acli: “I nostri servizi ci danno la possibilità di incontrare 3 milioni di persone all’anno. Credo sia fondamentale agire subito partendo da una riforma fiscale che sia attenta alle famiglie. Parlare di famiglia vuol dire parlare di lavoro e welfare. Oggi c’è un lavoro povero che deriva dalla struttura del mercato attuale e da figure professionali che vivono il ricatto del ‘meglio poco lavoro che niente’. Le persone, e in particolare i giovani, hanno diritto ad avere una piattaforma stabile su cui progettare un futuro e a riscopre il gusto di crearsi una famiglia”.