Che la politica torni ad occuparsi dei nuovi voucher è una buona notizia. Lo affermano le Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), la cui presidenza già lo scorso marzo – in un position paper disponibile su www.acli.it – si era espressa per una revisione della disciplina, dichiarandosi contraria alla eliminazione del buono lavoro.
“Dalle proposte all’esame del Parlamento – afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli – si coglie la determinazione a voler colmare un vuoto normativo. Consideriamo l’iniziativa del Governo un importante primo passo di un percorso che auspichiamo porterà a un miglioramento della materia. Il contratto di lavoro occasionale serve. È inutile ignorare questa precisa richiesta che giunge da più settori produttivi. Occorre limitarne l’abuso, non l’uso. Per ridurre questo pericolo – conclude Rossini – è auspicabile che le forze politiche avviino sul tema un serio e approfondito confronto con le parti sociali”.
Secondo Santino Scirè, responsabile nazionale lavoro per le Acli “sarebbe opportuno separare gli ambiti di utilizzo e immaginare per le imprese uno strumento realmente ad hoc. Nei mesi scorsi, prima della loro abolizione, avevamo proposto di distinguere fra due forme di voucher: uno per attività a favore di privati; l’altro per le imprese e gli enti pubblici. È, inoltre, importante – aggiunge il membro della presidenza nazionale – che tali misure siano regolate in modo tale da non risultare economicamente più convenienti per le imprese e in nessun modo concorrenziali rispetto ad altri tipi di rapporto di lavoro”.