Il rapporto sulla mobilità passiva sanitaria pubblicato dalla Fondazione Gimbe deve far riflettere seriamente sulla effettività del principio di universalità del diritto alla salute da parte dei cittadini italiani e sulla sostenibilità del processo di riforma federale dello Stato (o autonomia differenziata che dir si voglia) rispetto al tema della sanità. Disparità e disuguaglianze così marcate creano almeno due grossissime storture. La prima è che i cittadini (quelli che possono permetterselo economicamente e che hanno capacità di accesso alle informazioni) sono costretti ad intollerabili, per un Paese civile, “emigrazioni” per ragioni sanitarie, aggiungendo disagio a disagio, a carico del paziente e del suo nucleo familiare (tema su cui ACLI, Forum Nazionale delle Associazioni Familiari e Società di Mutuo Soccorso MBA hanno progettato una ricerca sociale affidata ad IREF – Istituto di Ricerche Educative e Formative). La seconda, è che un sistema dove i “poveri” finanziano i ricchi, genera due trappole da cui i territori “depressi” dal punto di vista sanitario, rischiano di non uscire mai: la prima trappola è che la condizione di fragilità di un sistema sanitario locale rischia di non avere mai risorse necessarie per migliorarsi e contenere così l’emigrazione sanitaria dei propri cittadini che si rivolgono (e finanziano indirettamente) territori diversi. La seconda trappola è la percezione da parte del cittadino del proprio sistema sanitario locale, che rischia di rimanere negativa anche quando ci sono miglioramenti, con la conseguenza che ci si va a curare sempre nelle stesse regioni (quelle con sistemi sanitari locali d’eccellenza) anche quando non servirebbe con il rischio di innalzare i livelli di insicurezza e depressione sociale tra chi non può permettersi un viaggio della speranza. I dati sulla mobilità passiva evidenziano infine che non esiste un nord e un sud in tema di sanità, ma più italie, argomento che mette seriamente in discussione il processo di riforma in materia di autonomia differenziata, che nelle semplificazioni della pubblica opinione vedrebbe una “secessione” del solo nord.
Gianluca Budano, Consigliere Presidenza Nazionale ACLI con delega alle Politiche della Salute e Componente Direttivo Nazionale Forum Associazioni Familiari