Mir Sada, ovvero “pace subito” in bosniaco, sembra uno slogan attualissimo, invece è il nome di una carovana di circa 1500 pacifisti italiani, europei e americani che dal 2 al 9 agosto 1993 ha attraversato la ex Jugoslavia in guerra cercando di raggiungere Sarajevo e, non riuscendoci, ripiegando su Mostar.
Il senso della marcia lo si ritrova nelle parole del card. Martini: “Fare un passo in mezzo, mettersi fra due parti in conflitto”.
Le Acli aderiscono subito alla marcia: in quegli anni sono in prima fila in numerose iniziative di diplomazia popolare, da Gerusalemme all’Iraq.
Per le Acli partono i vertici nazionali e un gruppo di giovani. Mettono a disposizione un Ufficio Stampa a Spalato e un furgone in grado di fare da ponte radio per tutto il viaggio. La lucidità e autorevolezza di Giovanni Bianchi e dei vertici nazionali Acli è di particolare aiuto nei momenti in cui ci sono da prendere difficili decisioni.
Sono passati 30 anni, le guerre attuali hanno forme diverse. “L’esperienza di allora non può essere traslata ad oggi. Eppure ricordare oggi Mir Sada è un modo per sottolineare come la pace abbia a che vedere con un’idea alta di politica, che ha bisogno di essere legittimata da un forte coinvolgimento democratico e popolare. Nei momenti di stallo delle guerre, quando tutto sembra inutile, serve anche attingere a tutte le strade possibili di diplomazia, comprese quelle che comportano dei rischi e quelle che sembrano non portare a nulla. Può sembrare un discorso da illusi, in realtà è un atteggiamento propedeutico alla Speranza, che non ha nulla a che spartire con l’ottimismo delle ideologie”
Paola Villa, membro di Presidenza Acli, presente alla carovana del 1993