Migrazioni, Acli: le proposte della CE per il sistema comune di rimpatri vanno in direzione opposta ai principi di solidarietà alla base dell’Europa

Un sistema europeo comune per i rimpatri e la possibilità di creare hub in Paesi terzi sulla base di “accordi o intese” con Paesi terzi. Sono queste le due principali novità che la Commissione Europea oggi ha presentato, formulando di fatto una proposta di revisione sostanziale della direttiva del 2008 e modificando così il quadro giuridico dell’UE sui rimpatri o le deportazioni al di fuori dell’UE.

Alla base della proposta, l’obiettivo di arrivare a procedure di rimpatrio più rapidesemplici ed efficaci in tutta l’Ue.

Il commissario Ue alla Migrazione, Magnus Brunner, in conferenza stampa a Strasburgo, ha però tenuto a precisare che gli hub citati nel regolamento sono “completamente diversi” dal “modello Ruanda” e dal modello italo-albanese“ in questo caso, spiega, riguarderebbero persone che sono “illegalmente sul territorio dell’Ue”, che si sono già viste rifiutare la domanda di asilo e avranno ricevuto un “ordine di rimpatrio”, cosa che presuppone “diversi gradi di giudizio“.

È  fin troppo evidente che un simile approccio si propone di creare un sistema europeo destinato a rimpiazzare i 27 sistemi nazionali attualmente in vigore per il rimpatrio dei migranti irregolari. Il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio dovrebbe così consentire allo Stato membro di riconoscere e di far rispettare direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare una nuova procedura. Ne consegue che l’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio europeo del nuovo regolamento non riattiverebbe in automatico i centri italiani in Albania, dove in tal caso il Governo Meloni dovrebbe rivedere il protocollo – fin qui fallimentare – con il Paese di Edi Rama.

Alla luce di quanto emerge, la Commissione europea ha ceduto alle richieste inattuabili, costose e disumane di alcuni governi, richieste spesso distanti dai diritti umani e dalle garanzie minime.

Oggi la riforma del sistema di rimpatri è un tassello mancante fondamentale del Patto di migrazione e asilo che da solo aprirà scenari inquietanti; allorquando molte più persone vedranno le loro richieste di asilo respinte in procedure accelerate in tutta l’UE.

Le Acli unitamente ad altre organizzazioni impegnate nella promozione e tutela delle garanzie e dei diritti umani, in tutta Europa, segnalano una deriva preoccupante ostile, razzista e fobica in materia di migrazione ed asilo, a cui si unisce un allarmante disprezzo ed allontanamento dal diritto internazionale, con conseguenti ripercussioni e gravi implicazioni diplomatiche, legali e finanziarie per l’Europa, che darebbero luogo a un grave schema di violazioni dei diritti umani, tra cui respingimenti e detenzioni arbitrarie.  Abbiamo in tal senso esempi poco edificanti e fallimentari, dal sistema di detenzione offshore dell’Australia (Nauru), all’accordo Italia-Albania tradottesi puntualmente in lunghe controversie legali, costosi centri vuoti, vite sospese, nonché sistematiche detenzioni arbitrarie ed altre gravi violazioni dei diritti. Un Europa ormai lontana dai suoi principi fondati e valori costitutivi; la promozione della dignità umana, la libertà di movimento, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto. Un continente che ricorre l’eutanasia; invecchia inesorabilmente e si chiude sempre di pù in sè stesso, erigendo muri legali che discriminano, selezionano, ostacolano una mobilità necessaria, irreversibile, fisiologica e persino obbligata per ragioni imputabili a chi oggi organizza la caccia allo straniero.

Un Regolamento che riporta indietro l’orologio della storia, dimenticando di quali libertà conquistate abbiamo potuto godere, quali diritti ci hanno consentito di emigrare, quanta dignità ha riscattato destini personali e collettivi, quali valori hanno reso l’Europa culla di cultura e civiltà giuridica, sociale.

Avremmo auspicato che la Commissione si fosse concentrata sul miglioramento dei sistemi di asilo in patria, sulla previsione e programmazione di corridoi legali e ordinari di ingresso, su forme semplificate di ricongiungimento o rimpatri volontari dignitosi o ancora sull’accesso ad una più ampia gamma di permessi di soggiorno oltre all’asilo. La mancanza di impegno dell’UE nei confronti della solidarietà internazionale rischia di compromettere un sistema globale di protezione, sussidiarietà e tutele, aumentando la sofferenza delle persone i cui diritti saranno sempre più limitati e violati.