La tragedia di Marcinelle, dove 64 anni fa persero la vita 262 minatori, di cui 132 italiani, è un richiamo fondamentale che deve farci tenere sempre viva l’attenzione sul lavoro e sui diritti dei migranti”. Lo afferma il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini. “Oggi gli sfruttati e gli ultimi provengono da altri Paesi e le Acli, che sono presenti in sedici stati del mondo, cercano di essere sempre dalla loro parte con i servizi di segretariato sociale e con l’attività associativa”.
“L’impatto del Covid sui dati dell’emigrazione italiana sarà un banco di prova importante rispetto alla salute sociale del nostro Paese. – ha aggiunto Matteo Bracciali, vicepresidente federazione internazionale Acli -. Intanto le reti sociali hanno funzionato bene e, in molti casi, sono riuscite a rispondere alle difficoltà di rimpatrio e di sostegno economico nei casi più difficili”
MARCINELLE
L’8 agosto 1956, era un mercoledì, 275 uomini scendono nelle miniere Bois du Cazier di Marcinelle.
Le gabbie degli ascensori avevano distribuito le squadre nei vari piani, a quota 765 e 1035 metri. Un carrello esce dalle guide e va a sbattere contro un fascio di cavi elettrici ad alta tensione senza rete di protezione. Subito divampa l’incendio e le fiamme si propagano immediatamente.
Solo 13 lavoratori minatori sopravviveranno. Le vittime sono 262 di cui 136 italiani, il più giovane di 14 anni ed il più anziano di 53 anni. Molti degli italiani morti erano calabresi provenienti da tutte le province che come moltissimi altri erano alla ricerca di una vita migliore e più dignitosa. La tragedia fu immane e per la prima volta fu interamente seguita dalla televisione, media in ascesa in quegli anni. Il lutto colpì 248 famiglie e lasciò 417 orfani.
La tragedia colpì la comunità italiana ed il movimento ACLI del Belgio, in pieno sviluppo in quegli anni e molto presente in tutti i bacini mineari del Belgio con i loro circoli i cui tesserati erano tutti dei minatori.
La tragedia fece conoscere al mondo intero le condizioni proibitive del lavoro nelle miniere belghe. L’emigrazione ufficiale italiana verso il Belgio fu bloccata.
Non bisogna tuttavia sottacere in occasione della tragedia di Marcinelle, gli altri 867 italiani che persero anch’essi la loro vita in miniera tra il 1946 e il 1963.
Il governo italiano ha fatto bene a dedicare la giornata dell’8 agosto quale Giornata nazionale del sacrificio del Lavoro Italiano.
La giornata ha questa storia : quella del passato e quella di oggi. Marcinelle significa non dimenticare e significa anche trasmettere alle nuove generazioni il significato ed il valore che la nostra emigrazione ha avuto. Un significato e un valore che oggi equivalgono a prestigio, successo, affermazione : questo è quanto possono vantare i nostri connazionali in ogni Paese di residenza ma che per tanti anni, è costato sacrifici, umiliazioni e discriminazioni.
E doveroso come ACLI accomunare agli uomini caduti tragicamente sul lavoro, le migliaia e migliaia di vittime silenziose delle malattie professionali, e in special modo della silicosi, che ha colpito e colpisce coloro che, scampati alla morte violenta, hanno portano e portano nei polmoni i segni devastanti ed incancellabili delle polveri inalate durante il lavoro. Per non parlare di tutte le altre patologie.
Michele Ottati
Presidente Acli Belgio