A 10 giorni dalla presentazione del Manifesto di Assisi, abbiamo raccolto alcuni spunti di Andrea Citron, Responsabile Ambiente Acli Nazionali.
Andrea Citron possiamo dire che ad Assisi sono state gettate le basi per un nuovo impegno nel green? Assisi è stato un evento molto importante, ha mosso tanti politici ma anche tanta società civile, c’erano un po’ tutti: sindacati, associazionismo, mondo dell’industria, ecclesiastici, politici, giovani. Non eravamo chiusi nel solito ambito di nicchia dell’ambientalismo, si è messo in pratica l’indirizzo dato da Papa Francesco alla questione climatica attraverso la Laudato sì, e cioè l’ecologia integrale. La lotta ai cambiamenti climatici, per avere possibilità di successo, non può che essere integrata. Gli aspetti economici, sociali, politici sono fondamentali nella causa ambientale, ecco perché bisogna agire insieme, non si può agire a compartimenti stagni se vogliamo davvero essere incisivi.
Che altro è uscito fuori da Assisi? L’altro messaggio forte, che è in puro spirito francescano, è il “va e ripara”. La casa comune è inquinata ma non è solo questa la questione, perché anche i cuori sono inquinati, le parole sono inquinate, la terra è inquinata. È un impegno che dobbiamo prendere tutti, dobbiamo disinquinarci, dobbiamo cambiare tutti e andare e riparare, partendo da noi stessi. Significa quindi un’educazione diversa, una cultura diversa, uno stile di vita diverso.
E dopo Assisi cosa succede? Ora mi aspetto concretezza, per esempio, come Acli abbiamo lanciato con forza il tema della formazione. Il nostro operare all’interno di un ambiente che necessita di sapere per essere riparato, tutto questo “lavoro verde” che sta crescendo e che da molte opportunità a tanti giovani, ha bisogno di un supporto a livello formativo in per far crescere l’occupazione nella green economy. Purtroppo c’è ancora il rischio di vedere, a volte, le battaglie green come limitative del lavoro. I dati, al contrario, ci dicono che ambiente e lavoro vanno strettamente insieme se usiamo la testa e le giuste modalità.
I giovani che ruolo possono giocare su questo fronte? Sui giovani posso dirti che abbiamo da poco somministrato 1000 questionari a giovani che frequentano istituti Enaip della Regione Veneto, tutti studenti tra 15 e 19 anni. I dati ci dicono che c’è molto da fare per i giovani visto che sono loro che vivranno gli effetti dei cambiamenti e purtroppo non tutti sono coscienti dei rischi che stiamo attraversando. Ci dobbiamo impegnare nei loro confronti e anche i giovani, al di là di manifestare e gridare i propri diritti (che è sacrosanto ma non sufficiente), possono fare qualcosa concretamente con i piccoli gesti quotidiani. Ritorniamo a quello che è stato detto ad Assisi e cioè la necessità di un cambiamento degli stili di vita.
Le Acli, concretamente, cosa fanno in questo 2020, di green? Ci sono due progetti molto importanti: la prima è EyeOnBuy, cioè una nuova piattaforma digitale per il consumo responsabile, una specie di trip advisor che va a incidere sulle realtà che rispettano l’ambiente, il lavoro dignitoso, le materie a chilometro zero. È un progetto di Next Economy che stiamo portando avanti come Acli. Un altro progetto su cui stiamo puntando è quello sulle eccedenze, il progetto Rebus. Si lavoro sul recupero delle eccedenze alimentari e dei medicinali e sulla correttezza nel riciclo dei rifiuti: fa bene all’ambiente e fa bene all’economia anche perché educa anche a ridurre gli sprechi di cibo.