La lettera apostolica di Papa Francesco sul presepe ci offre l’occasione per parlare di cronaca. La lettera, di poche settimane fa, durante la visita del Papa a Greccio, è un elogio del presepe: parola che in latino significa mangiatoia, ossia dov’è stato deposto per la prima volta il bambin Gesù. La lettera racconta la storia del presepe – ad opera di S.Francesco – e descrive la simbologia delle cose. Il cielo scuro di cartapesta indica la notte rischiarata dalla nascita di Gesù; la presenza di elementi naturali come i ruscelli o le piante o le pecore indicano la gioia della creazione per la nascita di Gesù; la collocazione di lavori come il fabbro, il fornaio, le donne che portano brocche d’acqua indicano la santità quotidiana che con noi condividerà anche Gesù. Poco alla volta – scrive il Papa – il presepe ci conduce alla grotta, dove troviamo le statuine di Maria e Giuseppe: il cuore del presepe comincia a palpitare quando, a Natale, vi deponiamo la statuina di Gesù Bambino. È questo il gesto che completa il contesto in cui nasce il buon Dio: come una sorta di invocazione, vieni Signore Gesù. Tradizionalmente la statuina del piccolo Gesù si mette proprio la notte di Natale, e indica – in ogni famiglia o in ogni luogo dove sia allestito il presepio – che Dio arriva anche lì.
Bene. Ma come ogni anno, ormai da qualche anno a questa parte, qualche burlone fa sparire la statuina del bambin Gesù. Segnaliamo, per amore di associazione, la sparizione di Gesù occorsa al circolo delle Acli di Monterotondo Scalo (Roma) e il rapimento di S.Giuseppe e della vergine Maria al circolo Dalfino, a Bari. Da nord a sud, i furti continuano. A Paderno Dugnano (Milano) hanno rubato Gesù dal presepe della chiesa di Cassina Amata. A Saint-Martin-de-Corléans (Aosta) hanno preso direttamente tutto il presepio. Ancora Gesù rapito all’Abbazia del Pilastrello a Lendinara (Rovigo), con tanto di ripresa con lo smartphone (tanto per dare più contemporaneità all’ipergesto); a Diano d’Alba (Cuneo) hanno vandalizzato tutto il presepio; infine eccoci a Torre del Greco (Napoli), ancora Gesù, rubato a grandezza naturale… I frati di S.Antonio, con grande spirito partenopeo, lasciano un biglietto al posto del Bambinello: “La mangiatoia è vuota perché fratello ladro lo ha rubato”. I Magi mi sa che debbono cambiare indirizzo.
Se dovessimo riprendere la simbologia delle cose e dei gesti semplici, così come usata da Papa Francesco nella lettera apostolica, allora ne deriveremmo che viviamo in un contesto dove Gesù, una volta nato, è tolto di mezzo subito dopo, sparisce, se addirittura non è vandalizzato. Manco Erode. Magari si fa per divertimento, per scherzo o per dispetto: eppure dobbiamo prendere atto di una cultura che piano piano – prima per scherzo e poi sul serio – sta imparando a fare a meno di Dio: lo toglie proprio, lo ridicolizza. C’è anche chi, invece, fa l’esatto contrario, cioè usa i simboli fuori dal contesto: così è l’ostentazione di rosari e croci. Anche questo è un “furto”: si ruba al sacro per parlare di profano, magari di politica. Giocare coi simboli è molto pericoloso. I simboli vivono in un contesto perché segnalano come si legge il “tutto”, non la “parte”. Il simbolo è come un’indicazione in una mappa ben precisa, studiata. Fuori dal contesto diventa un oggetto, una cosa, magari allusiva, ma senza la forza del tutto. Perde il suo senso e ne assume un altro: diventa dunque un’altra cosa.
Per il momento ci limitiamo a tre appelli. Ad ognuno di noi, perché si riscopra l’importanza della fede nel proprio contesto di vita, perché le indicazioni di questi giorni sono preziose; ai politici, perché non usino simboli religiosi a scopi profani; ai… rapitori e ai ladri perché reintegrino il valore del presepio: è un piccolo gesto, eppure grave.