Una risposta all’astensionismo e alla sfiducia nella politica Vi propongo un’idea: quella di un nuovo collateralismo. No, nessuna nostalgia del passato. (Le Acli hanno pagato per smarcarsi da questo!) Penso ad un collateralismo nuovo, quello in cui non sono più le associazioni ad essere definite contigue ai partiti, ma in cui i partiti lo sono rispetto alle forze sociali di questo Paese.
Lo richiede a gran voce il forte astensionismo, che non è più soltanto una forma di protesta per negare il proprio supporto all’offerta politica in campo, ma spesso riproduce un allarme di individualismo.
Sembra quasi che le persone non votino perché, non avendo più fi-ducia nella democrazia, fanno da sole: non si preoccupano del fatto che la politica o è di tutti, o rimane in mano a qualcuno. E il futuro? La democrazia pare lenta e affannata nel rispondere alle paure e le nuove sfide di oggi e intanto assistiamo alle indebite pressioni di multimiliardari come Musk e il ritorno di Trump che dimostrano quali sono le derive della politica se non torniamo ad occuparcene.
Davanti a un astensionismo ormai “maggioritario” tutti dovremmo essere drammaticamente preoccupati e agire. La Settimana sociale dei cattolici, mettendo al cuore la democrazia, ha voluto rendere la politica centrale nella vita e nella coscienza di ogni cristiano. In quella occasione le associazioni, con un messaggio chiaro, hanno sostenuto che lo sforzo fatto dai partiti per cambiare la Costituzione (spesso a suon di maggioranze, contrariamente allo spirito dei nostri padri fondatori) andrebbe invece riversato sull’attuazione piena della stessa. Serve riprendere lo spirito della Costituzione e iniziare ad applicarla, perché lì c’è un programma politico che va sicuramente riletto con gli occhi dei tempi, ma va davvero realizzato.
Il tempo ci dirà anche se quello che si è svolto a Milano il18 gennaio è stato un incontro a sé stante oppure una prima scintilla nella notte di una politica afona di parole e di senso, che demonizza l’avversario e che non sa pensare nel lungo periodo. Anche noi associazioni ci interroghiamo, oggi non è più sufficiente fare una buona azione di carità o sollecitare la solidarietà, è sempre più necessario essere movimenti educativi. Le associazioni incontrano, ascoltano, offrono servizi a molte persone, tante famiglie, diversi tipi di fragilità e devono essere pronte a distinguere i problemi, risolverli, far emergere priorità. In sostanza, devono avere uno sguardo politico nella vita quotidiana. Ecco perché chiediamo ai partiti di non puntare sui “nomi” per abbellire liste elettorali, ma cercare di cogliere le istanze di questi nostri mondi, di questo nostro vissuto per essere più vicini alle persone e ai loro contesti, in particolare a quelle che vedono la politica ormai disconnessa dalla realtà.
Non basta questo, la democrazia non è data per sempre, va sostenuta, non può essere rilegata soltanto a mera competizione elettorale come fosse un reality. Per sostenerla va rafforzato il sistema dei partiti che devono essere messi in condizione di operare in modo democratico, su base territoriale, valorizzandone la funzione anche di ufficio studi, senza essere ridotti a mero strumento elettorale, perché la loro vocazione è quella di innervare la democrazia. Per questo va adempiuto l’articolo 49 della Costituzione: bisogna dare ai partiti la forma e la sostanza, anche economica, necessaria per poter operare altrimenti saranno sempre di più in mano a gruppo di influenza economica o di comunicazione.
Un’ultima annotazione riguarda il mondo cattolico o, meglio, cristiano. Chi ha detto che questo si deve posizionare al centro? Non confonderei il rispetto dell’avversario, i modi miti, lo stile dialogico, l’ascolto, la valorizzazione delle differenze col moderatismo. Facciamoci riconoscere, al contrario, dalla radicalità delle idee e delle proposte: pace, dignità (oggi in modo drammatico nel mondo del lavoro), inclusione, rispetto della vita, valorizzazione della famiglia, diritto alla casa, sostenibilità ambientale. Più di allocazioni geografiche parlerei di stile del cristiano in politica, uno dei principali? Il coraggio.
Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale ACLI
Editoriale per l’Avvenire del 29 gennaio 2025