Il 25 marzo di sessant’anni fa, con la firma dei Trattati di Roma, nasceva la Comunità economica europea. Una ricorrenza che cade in un momento cruciale per la storia d’Europa: la comune casa europea disegnata nel “Manifesto di Ventotene”, dove la prospettiva dello stato federale si univa alla democrazia europea, alla pace e alla lotta alle diseguaglianze, rischia di sgretolarsi sotto i colpi portati da politiche inadeguate e dell’avanzare di nazionalismi minacciosi.
Per questo, crediamo sia il momento di mobilitarsi. Partecipando anche alla marcia del 25 marzo organizzata dal Cime (Consiglio italiano del movimento europeo). Perché si apra una nuova stagione europea più consapevole ed efficace, che restituisca all’idea d’Europa la speranza nel benessere per l’intera collettività, la forza dei diritti e della solidarietà.
Secondo Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, “È necessario ripartire dalla storia e dalla cultura europea per declinare correttamente le ragioni dello stare insieme. Il processo di integrazione europea, inoltre, non può proseguire nella giusta direzione se non si analizzano in profondità le sfide che i processi economici globali ci pongono. Un grande mercato fondato su una unione doganale e sulla libera circolazione delle merci e delle persone non costituisce di per sé l’identità culturale dell’Europa. D’altronde Dante, Joyce, Picasso, Pasolini mescolavano tempo, spazio ed hanno attinto al di fuori delle frontiere identitarie”
Quello che si sta perdendo è la logica di integrazione con cui l’Europa era nata: “La visione di pluralismo su cui è stata fondata l’Europa viene addirittura rigettata da chi ha iniziato ad attaccare con violenza verbale il processo di integrazione europea e le mediazioni sono viste solo come un impaccio” commenta Matteo Bracciali, componente di presidenza Acli con delega a Internazionale.
Coerentemente con la visione e la mission dell’Associazione, le Acli hanno aderito ai manifesti “La nostra Europa” e “Cambiamo rotta all’Europa” per ribadire il ruolo fondamentale che l’Europa ha avuto nel promuovere 60 anni di pace.