Per celebrare il loro primo decennio, nel 1955, le ACLI organizzano a Roma una delle più grandi manifestazioni popolari mai viste fino ad allora.
Una manifestazione divisa in due momenti: il primo che si svolge nella mattinata del 1° maggio in piazza del Popolo e in cui le ACLI celebrano il loro decennale; il secondo nel pomeriggio con l’udienza papale in piazza San Pietro, in cui Pio XII annuncia l’istituzione della festa liturgica di “San Giuseppe Artigiano”, per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla festa del lavoro.
Enorme è l’impegno con cui la presidenza delle ACLI organizza quest’evento.
Nel 1955, ancora con i postumi della guerra, non è facile far convergere a Roma da tutta Italia centinaia di migliaia di lavoratori.
Le ferrovie sono ancora disastrate, i mezzi di trasporto come autobus e pullman difficili da reperire, ma – come ricorda l’allora vice presidente delle ACLI Giuseppe Rizzo – grazie ad accordi con il Ministero dei Trasporti si riescono ad organizzare treni speciali e a superare tutte le difficoltà, anche le più singolari. Per esempio il 1° maggio coincide con il passaggio della Mille miglia, la storica corsa automobilistica, così tutti i pullman provenienti dalla Sabina sarebbero stati bloccati.
Anche questo inconveniente è risolto grazie alla collaborazione del governo che permette l’installazione di un “ponte Bailey”, cioè un ponte militare temporaneo.
La giornata, ricorda il presidente Dino Penazzato, è di quelle destinate a lasciare il segno: “Oggi non è, e non vuole essere, una celebrazione “ufficiale”, destinata a lasciare un buon ricordo e nulla più. La giornata di oggi è un atto vitale per il movimento, per la sua affermazione, per il suo impegno. Anzi, ancor di più, è un giorno destinato a restare nella storia del movimento dei lavoratori in Italia. Il grande battesimo cristiano del primo maggio segna la più alta celebrazione del lavoro umano, in tutti i suoi valori; segna e garantisce all’ascesa del movimento operaio gli orientamenti e le mete che pienamente rispondono alle più vitali attese dei lavoratori. Vogliamo che tutti i lavoratori, di ogni categoria e di ogni regione, riconoscano con fiducia e con gioia che la strada della loro ascesa passa al centro dell’insegnamento della Chiesa”.
L’intento è anche quello di ridare al 1° maggio, festa dei lavoratori, una connotazione cristiana, visto che da tradizione ormai storicamente consolidata era diventata monopolio delle forze laiche e di sinistra del movimento dei lavoratori.
Come si spiega nell’editoriale di aprile di quell’anno nel periodico “Le Acli”:
“Ebbene, spetta a noi lavoratori cristiani, ridare sempre più al primo maggio il suo vero volto. […] noi dobbiamo essere presenti nella giornata in cui i lavoratori di tutto il mondo si sentono idealmente uniti nell’esaltare le conquiste del movimento operaio.
Non potremmo far questo in maniera migliore, e più adeguata alla nostra ispirazione cristiana, se non unendoci in un atto di filiale devozione intorno alla cattedra di Pietro, da cui emana la luce perenne che illumina il nostro pensiero e la nostra azione, se non raccogliendoci a Roma per udire dal Padre comune la Parola di conforto e incitamento”.
Lunghissimo e coloratissimo è il corteo di più di 200.000 aclisti provenienti da tutta Italia che sfila nel primo pomeriggio dal Colosseo fino a San Pietro, accompagnato da 37 vescovi, con in testa l’arcivescovo di Milano monsignor Montini.
Gli aclisti offrono come dono al Papa i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, compresi gli strumenti industriali: dall’aratro alla lampada dei minatori, dalla barca al trattore.
Nella piazza San Pietro stracolma di lavoratori Pio XII ricorda di aver messo, fin dalle origini, le ACLI sotto il patrocinio di San Giuseppe e ribadisce che il loro scopo principale è quello di “far sentire la presenza di Cristo ai loro membri, alle loro famiglie e a tutti quelli che vivono nel mondo del lavoro”.
La festa liturgica nasce anche per riaffermare la vicinanza della Chiesa ai lavoratori: “Quante volte noi abbiamo affermato e spiegato l’amore della Chiesa verso gli operai! Eppure si propaga largamente l’atroce calunnia che la chiesa è alleata del capitalismo contro i lavoratori. […] Il nemico di Cristo semina zizzania nel popolo italiano, senza incontrare sempre e dappertutto, una sufficiente resistenza da parte dei cattolici. Non è raro il caso in cui l’operaio si trova disarmato di fronte alle false teorie e talvolta persino si lascia contaminare dal veleno dell’errore. […]
Si, diletti lavoratori; il Papa e la Chiesa non possono sottrarsi alla divina missione di guidare, proteggere, amare soprattutto i sofferenti, tanto più cari, quanto più bisognosi di difesa e di aiuto, siano essi operai o altri figli del popolo.
Questo dovere ed Impegno Noi, Vicario di Cristo, desideriamo di altamente riaffermare, qui, in questo giorno del primo maggio, che il mondo del lavoro ha aggiudicato a sé come propria festa, con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione di diritti e di doveri. In tal modo, accolto dai lavoratori cristiani, e quasi ricevendo il crisma cristiano, il primo maggio, ben lungi dall’essere risveglio di discordie, di odio e di violenza è, e sarà, un ricorrente invito alla moderna società per compiere ciò che ancora manca alla pace sociale. Festa cristiana, dunque, cioè giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani nella grande famiglia del lavoro”.
L’anno successivo viene dato alla festa un carattere internazionale e viene fatta arrivare da Milano, in elicottero, sul sagrato della basilica di San Pietro, una statua di San Giuseppe Lavoratore, quella che oggi si può ammirare all’entrata di Palazzo Achille Grandi a Roma, sede delle ACLI Nazionali.
A cura dell’Archivio Storico Acli Nazionali
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Primo maggio, Dino Penazzato, in Azione Sociale n.17, 24 aprile 1955
1°maggio cristiano, in Le Acli n.6, aprile 1955
Così nella grande sfilata, in Azione Sociale n.19, 8 maggio 1955
Discorso di Pio XII in occasione della solennità di San Giuseppe Artigiano – Roma, 1°maggio 1955[/dt_vc_list]