NON LASCIAMO IL TERZO SETTORE A METÀ STRADA. Anche il Presidente delle ACLI firma l’appello del Forum del Terzo settore
Il Forum del Terzo settore insieme ai Presidenti delle organizzazioni nazionali più importanti scrive al Governo per chiedere che venga approvato il decreto legislativo correttivo del Codice del Terzo settore entro la scadenza del 2 agosto, insieme alla proroga dei tempi per cambiare gli statuti degli enti del Terzo settore (potrebbero essere spostati al 2 agosto 2019) che non sono imprese sociali (per le quali i tempi dovrebbero essere già stati spostati al 18 febbraio 2019), e che si approvi il decreto ministeriale sull’articolo 6 del Codice che tratta delle “attività diverse” (da quelle principali che devono essere di interesse generale) che gli enti possono svolgere.
Ma facciamo un passo indietro. Che cosa sta succedendo alla riforma del Terzo Settore?
Innanzitutto la legge delega 106 del 2016 aveva previsto la possibilità entro un anno di apportare delle correzioni ai decreti legislativi varati la scorsa estate. Il precedente Governo ha approvato gli schemi di decreto contenenti le proposte di correzione riguardanti il Servizio Civile, l’Impresa sociale e il Codice del Terzo Settore. Sul Servizio civile ha emanato anche il conseguente decreto legislativo correttivo, sull’Impresa sociale l’approvazione è arrivata con l’attuale Governo giovedì scorso (anche se il testo non è ancora disponibile), sul Codice lo stesso potrebbe procedere all’approvazione, ma su iniziativa di Lega e M5S un disegno di legge, approvato per ora al Senato, chiede lo slittamento di 4 mesi dei termini di emanazione da parte del Governo di decreti correttivi.
Legittimo da parte del nuovo Governo, e (per un parere non vincolante) delle commissioni parlamentari, poter avere più tempo per entrare nel merito, ma resta però il fatto che questa scelta, unita alla necessità di definire ed approvare 36 tra decreti ministeriali o altri atti previsti dalla riforma, rischia di allungare il periodo transitorio, inevitabilmente complicato. Molte organizzazioni sono già immerse in una fase di incertezza nella quale alcuni, pochi, aspetti sono già in vigore, mentre sul resto delle norme è previsto ci si debba adeguare a quanto previsto dalla riforma entro il 2 febbraio 2019, ma la maggior parte delle norme fiscali non è detto entrino in vigore prima del 2020. Non va poi dimenticato il caso delle organizzazioni che nascono ora, per le quali sono previste procedure dettate dalle norme vecchie, ma devono costituirsi di fatto tenendo conto di quelle dettate dal Codice. Già fare Terzo settore richiede sempre più adempimenti, faticosi soprattutto per una miriade di piccole associazioni, se poi la riforma avanza come un cantiere aperto, molte realtà potrebbero scegliere nei prossimi mesi, se non anni, di restare realtà informali o di limitare la propria iniziativa, aspettando che si capisca meglio quale o come sia il campo normativo su cui giocare, pregiudicando o rinviando però, così, uno sviluppo organizzativo migliore e, conseguentemente, una più efficace possibilità di operare e realizzare attività utili alla collettività.
Ecco perché con il Forum chiediamo intanto di approvare, dopo quello sull’Impresa sociale, anche il decreto correttivo sul Codice, già valutato dalle commissioni competenti di Camera e Senato, ritenendolo un “primo” decreto legislativo di correzione anche al Codice, fermo restando la possibilità del Legislatore, prolungati i termini a sua disposizione (e, auspichiamo, quelli per cambiare gli statuti degli enti), di poter tornare su alcuni aspetti in un correttivo successivo. Inoltre si chiede di definire anche il decreto ministeriale sull’articolo 6, che deve chiarire che cosa significhi poter fare in modo strumentale e secondario anche attività diverse da quelle principali di interesse generale (il cui elenco è definito all’articolo 5 del Codice).
In questo modo, anche se il cantiere della riforma resta aperto, almeno si potrà procedere con il percorso, definendo e chiarendo progressivamente le parti mancanti, e gli enti potranno avere 6 mesi in più per modificare gli statuti, cosa non sempre semplice da fare anche per l’assenza di alcuni aspetti ancora in via di definizione, non ultimo l’avvio del Registro Unico Nazionale.
Infine, proprio per procedere in modo chiaro e concreto, urge un tavolo permanente di confronto che, come in precedenza, consenta di accompagnare la riforma nella definizione dei diversi aspetti in dialogo costante con le rappresentanze del Terzo Settore.
Insomma, nessuna richiesta eccessiva, sempre intesi che la posizione del Forum è tale perché si interpreta la scelta di prorogare i termini di correzione del Codice come intenzione del nuovo Governo di voler approfondire solo alcune parti della riforma.
Stefano Tassinari, Vicepresidente nazionale ACLI