“Mentre il dibattito nazionale sul lavoro torna al centro dell’attenzione, tra salario minimo e le trasformazioni del Reddito di Cittadinanza, non dobbiamo dimenticare che ogni anno le “morti bianche” sono più di 1000, già 500 quelle ufficiali di questa prima metà del 2023, in aumento e, ogni mese, l’Inail riceve una media di 250.000 denunce di infortuni”. Ricorda i dati, Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale delle Acli, che oggi ha partecipato di persona alla commemorazione del più grande disastro sul lavoro che ha coinvolto cittadini italiani.
L’8 agosto 1956, infatti, un’esplosione dovuta a un errore umano uccise 262 persone, di cui 136 italiani, nella miniera di carbone del Bois du Cazier, alle porte della cittadina belga di Marcinelle. “Questi minatori furono ‘moneta di scambiò del nostro governo di allora: uomini in cambio di carbone” spiega Manfredonia.
“Oggi l’Italia è divenuta a sua volta un Paese di immigrazione, senza che sia cessato, però, il flusso dei nostri connazionali che vanno all’estero a cercare lavoro (novantamila l’anno, soprattutto giovani secondo le ultime stime)” prosegue Manfredonia. Anche le polemiche sulla capacità di gestione dei nostri emigranti non si placano: “siamo qua a testimoniare che le Acli non abbandonano gli emigranti italiani, vecchi e nuovi. Le nostre numerose sedi all’estero, proprio nei Paesi più interessati dall’emigrazione italiana, provano l’impegno dell’Associazione nel seguire tutti i lavoratori, italiani, immigrati ed emigranti” osserva Manfredonia, evidenziando l’altrettanto costante impegno delle Acli per contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro, le cosiddette “morti bianche”, “sollecitando costantemente le autorità e i datori di lavoro a rafforzare le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro” prosegue il Presidente delle Acli.
“Il lavoro deve essere sinonimo di dignità per la donna e per l’uomo”, continua. “Per questo non dobbiamo trascurare il tema dei migranti economici, spesso stigmatizzati per la loro scelta rischiosa quando arrivano in Europa attraversando deserti e mari” dice Manfredonia. “Ricordiamo che il Mediterraneo è ormai il più grande cimitero a cielo aperto di persone che fuggono dalla povertà per cercare un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie: la loro sicurezza deve essere garantita da politiche migratorie più organiche e che guardino al lungo periodo, che mettano al centro la persona e la sua dignità” conclude Manfredonia.