Un indice del lavoro dignitoso per garantire salari adeguati e contrastare la povertà lavorativa. È questa la proposta delle Acli, presentata stamattina presso la sede nazionale di Roma, durante un evento che ha visto confrontarsi esperti e rappresentanti delle parti sociali. Al centro del dibattito, la necessità di un salario minimo costituzionale, in linea con l’articolo 36 della Costituzione, che stabilisce il diritto a una retribuzione sufficiente per un’esistenza libera e dignitosa.
L’evento si è aperto con i dati dell’IREF (Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli) sulle condizioni salariali in Italia, esposti dal direttore Gianfranco Zucca, che ha analizzato le comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro al Ministero del Lavoro.
La proposta Acli si articola in due fasi principali. Da un lato, individua soglie quantitative di retribuzione minima, basate su standard europei e sulle condizioni di vita nazionali, per garantire una dignità economica essenziale. Dall’altro, mira a un’analisi approfondita dei contratti di lavoro, andando oltre la semplice classificazione del CNEL e valutando aspetti qualitativi come la stabilità e le condizioni di impiego. Dall’incrocio di queste due prospettive nasce l’indice del lavoro dignitoso: un parametro che aiuta a misurare non solo l’adeguatezza salariale ma anche la qualità complessiva delle condizioni di lavoro.
Anche la recente giurisprudenza della Cassazione dell’ottobre 2023, richiamando l’importanza del “salario minimo costituzionale”, evidenzia la necessità di elaborare nuovi strumenti per valutare la proporzionalità delle retribuzioni rispetto alle condizioni dignitose di vita. È in questa direzione che si colloca l’indice proposto dalle Acli. “Dobbiamo come sistema Paese mettere fuori gioco il lavoro che pur stabile e regolare non rispetta il dettato costituzionale, non è facile ma ne va della ripartenza di tutto il Paese altrimenti ostaggio di un’economia sempre più trasandata anche perché fa margini con bassi salari e diseguaglianze, riducendo così sempre più la sua vocazione industriale e creativa”, ha sottolineato Stefano Tassinari, Vicepresidente Nazionale delle Acli e responsabile dell’Area Lavoro, nel presentare la proposta insieme a Valerio Martinelli, giurista e consulente.
“Il tutto” ha illustrato Tassinari “per confluire nella realizzazione – attraverso la collaborazione con parti sociali, enti di ricerca/università – di un indice del lavoro dignitoso, un parametro utile per le parti sociali stesse, che proponiamo diventi vincolante anche per la registrazione dei contratti collettivi al CNEL, con una modifica normativa che consenta questa cesura. In attesa della quale potrà essere usato come job advisor, o meglio Contract advisor, come sentinella per allertare le persone sui contratti insufficienti e per evidenziare invece le aziende e le Pubbliche Amministrazioni serie che investono sulla qualità dei salari e del lavoro”.
Questa proposta di indice parte dalla considerazione che un’esistenza libera e dignitosa non lo è solo in virtù di una retribuzione o di un numero (9-10-11 euro all’ora), ma per tanti altri elementi che la potrebbero definire tale e che andrebbero definiti: i risparmi, l’accesso ai servizi, etc.
L’incontro ha visto la partecipazione di figure di spicco, tra cui la Prof.ssa Luisa Corazza, Ordinaria di Diritto del Lavoro all’Università del Molise; Mattia Pirulli, Segretario confederale CISL con delega alla contrattazione. L’iniziativa Acli, accolta con interesse dall’economista del lavoro presso l’OCSE, Andrea Garnero, “si propone come una risposta inclusiva e innovativa per superare l’impasse tra sostenitori di un salario minimo legale e fautori della libera contrattazione, guardando al benessere complessivo del lavoratore”.
Si può leggere la proposta completa Acli sull’Indice del lavoro dignitoso a questo LINK.