“Bene fa Papa Francesco a richiamare tutti a una riforma dell’economia”. Così Le Acli in una nota a commento del messaggio del Santo Padre in occasione della 109esima riunione della Conferenza Internazionale del Lavoro dell’ILO. “Va detto con forza – continua la nota – che la pandemia s’innesta su una crisi economica e sociale in gran parte non affrontata nelle sue tante contraddizioni civili e ambientali. C’è all’origine un insostenibile leggerezza della democrazia di fronte ad una globalizzazione far west, nella quale il primato dell’economia finanziarizzata e senza regole detta legge nei confronti dell’economia reale e di fatto condiziona pesantemente le agende della politica e i suoi protagonisti. Se si vuole riscattare il lavoro e creare per le persone una condizione di dignità da tante situazioni di scarto e di sempre più drammatica discriminazione, bisogna ripartire da regole e tutele globali e da una riforma della finanza che tolga il bastone del comando alla speculazione e all’assenza di trasparenza. L’abbiamo già scritto nel nostro documento sul Primo Maggio, “Il coraggio del lavoro”, i vaccini sono l’icona di quest’epoca drammatica e inedita: l’umanità è capace di mettere in pochi mesi in circolo la risposta a un evento improvviso e devastante, ma non è capace, per pura avidità e per la debolezza della democrazia, di offrire a tutti questa salvezza. In altri termini, i frutti e la ricchezza che oggi il lavoro e l’innovazione creano, non sono mai stati nella storia dell’umanità così grandi e incredibilmente inediti, eppure in gran parte restano appannaggio dell’avidità di poche centinaia di turbomiliardari, spesso premiati anche dalla propria capacità di farsi pochi scrupoli. Il motto “nessuno si salva da solo” è tanto a portata di mano quanto, per ora, per scarsa o complice volontà politica, vuota retorica. L’accordo al G7 sulla tassazione delle multinazionali può essere un punto di partenza? Dipende. Lo sarà solo se non si confonde un primo passo con una maratona tutta da percorrere”