Abbiamo meditato la scorsa domenica sull’annuncio dell’anno di grazia letto da Gesù in Isaia e di come quella profezia si sia avverata in lui.
Il brano di oggi prosegue il racconto di questo primo annuncio del regno di Dio.
La gente è contenta perché finalmente è arrivato il regno di Dio, solo che si meravigliano che esso sia giunto tra di loro tramite uno che conoscono bene, uno con cui hanno vissuto trent’anni. Sembra che in questo modo non venga salvaguardato il mistero di Dio. Tuttavia Dio è ciò che conosciamo meglio, perché è lui stesso che si relaziona a noi nella nostra intimità.
Gesù vuole mettere in chiaro quanto sta per accadere e sembra provocare i suoi compaesani. Egli sa bene che un profeta fa fatica ad essere accettato da coloro cui è inviato, tanto più se è uno che è conosciuto. Infatti la domanda che la gente si pone in casi come questo è la seguente: come mai Dio si rivela in questa persona? E’ poi vero che il Dio misterioso si fa presente in costui? Inoltre Gesù mette le mani avanti, se così sì può dire, a riguardo dei miracoli che sente che gli verrebbero richiesti in quanto compaesano: vai altrove a compiere del bene e non ti occupi di coloro che hanno vissuto con te?
Per giustificare questa sua presa di posizione Gesù cita i profeti Elia (1Re 17) ed Eliseo (2Re 5) che fecero del bene anche a degli stranieri, per mostrare come la benevolenza del Signore non si ferma al proprio popolo, ma si rivolge a tutte le nazioni. In particolare Elia ha dovuto emigrare all’estero per un certo tempo a causa della siccità mandata dal Signore per dare un segno a Israele affinché si convertisse.
In qualche modo Gesù dice ai suoi compaesani che anche loro hanno un peccato da farsi perdonare per poter accogliere la benevolenza del Signore.
La reazione delle persone presenti è violenta. Essi si considerano dei bravi ebrei che vanno in sinagoga al sabato e vivono una vita secondo la legge, che osservano. Reagendo così non accolgono la parola di salvezza che viene loro proclamata da Gesù. Non sopportano di essere messi sotto accusa e per questo spingono Gesù vicino al precipizio, per non dover più ascoltare le sue parole.
Gesù, tuttavia, ha fatto o detto qualcosa per cui essi si ritirano al suo passare in mezzo a loro. Forse è bastata l’autorevolezza che emanava dalla sua persona, forse i suoi compaesani hanno compreso – ritornando in sé – che esageravano: Luca non ce lo dice. E’ però interessante notare il fatto – che Luca invece ci mette in evidenza – che Gesù si mette in cammino per annunciare ad altri villaggi la venuta del regno di Dio. E’ iniziato così il lungo cammino di Gesù verso Gerusalemme, dove si compirà la salvezza di tutti gli uomini.
31 gennaio 2016 – IV Domenica Tempo Ordinario – Anno C
Luca 4,21-30
In quel tempo, 21 Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
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