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“La pandemia in periferia” di Antonio Calasso

Nessuno si sarebbe mai aspettato di dover affrontare un “nemico invisibile” che ha messo a nudo tutti i limiti dell’uomo che sino a pochi giorni prima pensava di essere allo stato più evoluto della storia.
È bastato un virus, un banalissimo virus, per farci scoprire tutta la fragilità del genere umano.
Ci siamo trovati catapultati in un mondo “diverso” seppur trovandoci in casa nostra, dove abbiamo dovuto reinventarci. Così ci siamo ritrovati ad essere cuochi, insegnanti, falegnami, piccoli riparatori, insomma abbiamo fatto di tutto.
Da giovane presidente di un circolo Acli di provincia del sud Italia, mi sono ritrovato ad essere parte integrante di una comunità, quella di Maruggio, piccolo centro di cinquemila anime del tarantino che si affaccia dolcemente sulle rive dello Ionio, che non si è fatta cogliere dal panico e non si è mai arresa portandola a chiudere la fase 1 con il bellissimo risultato di 0 contagi.
Tutto questo è derivato da un atteggiamento responsabile e cosciente dei cittadini, che grazie anche all’aiuto dell’amministrazione comunale e delle numerose e vive associazioni, ha usufruito di tanti servizi di prossimità che hanno permesso di raggiungere un importante traguardo.
Nella mia comunità, infatti, si sono attivate misure quali “il carrello solidale”, la donazione di mascherine e DPI in genere alle famiglie, racconti serali via web per i più piccoli e tante tantissime iniziative che nel silenzio assordante di una piccola realtà, hanno permesso a tutti noi di sentirsi meno soli.
Ci troviamo ora nella fase 2 della pandemia, dove stiamo imparando a convivere con il nostro “nemico invisibile”, questo è il momento della ripartenza, della rinascita. Tutti noi stiamo ritrovando pian piano i nostri affetti dai quali siamo stati lontani nei mesi del lockdown, e lo spiraglio di un nuovo inizio fa capolino in fondo ad uno stretto ed angusto tunnel che tutti noi abbiamo attraversato.
In questo periodo, un ruolo importante lo ha svolto il Terzo Settore, un mondo in cui ruotano tantissimi volontari, che animati da un immenso bene comune, hanno offerto un servizio di primaria importanza e dal quale in futuro non possiamo prescindere per costruire delle comunità solide. 
A tutti noi, facenti parte di questo bellissimo mondo va il mio ringraziamento, al quale unisco quello per medici, infermieri, operatori del 118, forze dell’ordine e lavoratori di ogni settore che non hanno conosciuto fermo nemmeno in questo triste momento.
Non posso dimenticare tutte quelle persone che non hanno avuto modo nemmeno di dire un’ultima parola, ai loro cari che hanno perso la vita durante questa pandemia, purtroppo è successo anche a me e posso assicurare che è davvero triste tutto ciò.
La mia riflessione finale la dedico al senso di comunità, che oggi più che mai abbiamo riscoperto, in quanto tutti noi ci siamo ritrovati ad essere nudi di fronte ad un acerrimo nemico, che ci ha fatto cancellare inimicizie ed attriti e ci ha fatto ritrovare soli, oggi, per farci capire quanto sia importante essere comunità domani. 

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