Le Acli dovrebbero immaginare il loro ruolo nel futuro per costruire e per catalizzare le reti educative; dovrebbero avere il coraggio della chiarezza dei contenuti per prendere le loro responsabilità: questo è uno degli stimoli emersi dal lavoro del Gazebo.
Il Gazebo scuola popolare ha visto la partecipazione di Luca Codega come esperto nella formazione e quella di Claudio Bachetti che ha raccontato la testimonianza sull’iniziativa del dopo scuola delle Acli di Ascoli Piceno. I lavori sono stati coordinati da Erica Mastrociani, delegata alla formazione della presidenza nazionale.
Il gruppo è costituito da 24 persone, eterogeneo per età e sesso. Si sottolinea una buona presenza di giovani provenienti da GA e un’equilibrata presenza per genere. La provenienza geografica dei partecipanti non è rappresentativa del territorio nazionale in quanto si riscontra la scarsa presenza di partecipanti provenienti dal sud (presenti solo persone provenienti dalla Campania e dalla Basilicata).
Il clima di lavoro è stato accogliente sin da subito e la comunicazione spontanea. Tutti hanno partecipato, aprendosi al dibattito e manifestando l’importanza di questi momenti di confronto e di formazione quale strumento di riflessione del loro operato sul territorio e momento di crescita associativa
L’intervento di Luca Codega si è focalizzato su una considerazione importante: abbiamo perso il concetto di reciprocità ed abbiamo fatto posto al concetto di scambio. Nel ruolo educativo spesso si ha paura a prendersi delle responsabilità e si cercano altre cause che giustifichino la mancata azione. Da qui l’Importanza di lavorare sulle relazioni
La testimonianza di Claudio Bachetti è iniziata con l’appello a essere consapevoli che il mondo si può cambiare in una prospettiva di pace. Bisogna educare ed integrare socialmente. E’ stato poi evidenziato quanto sia fondamentale l’educazione per gli adulti perché, a sua volta, avrà una ricaduta sui ragazzi. Viene però sottolineata una maggior complessità ad operare con questi destinatari, poiché intervengono maggiori resistenze e rigidità. Per portare a termine questo obiettivo il relatore ha poi parlato dell’importanza primaria di formare i formatori (risorse umane), di costruire reti (istituzioni e scuola) e di ricercare risorse economiche (il volontariato non è immune al discorso economico).
Il dibattito è stato animato. Riportiamo alcune riflessioni emerse:
Si parla di emergenza educativa, ma l’azione educativa non può prescindere dal contesto;
importanza dell’educazione permanente;
essere formatore vuol dire essere attore: bisogna ricercare il come fare, trovare una modalità per essere il più efficaci possibili;
importanza di rilanciare uno scambio intergenerazionale capace di far avvicinare i ragazzi alle generazioni più adulte (esempio di Roma del corso di formazione ai giovani tenuto da anziani);
difficoltà nel fidelizzare i partecipanti ai nostri corsi per tesserati. Ci si interroga su come coinvolgere ed interessare i giovani;
bisogno di identità, alle Acli manca uno schema di riferimento;
non si può pretendere dai giovani che facciano le Acli che diciamo noi, ma siamo chiamati a dare loro spazi e strumenti, a responsabilizzarli ed ad ascoltarli su quali Acli farebbero loro.
Sono state evidenziate tre proposte:
ripensare la formazione con percorsi formativi capaci di leggere i tempi con coraggio;
pensare ad un ruolo futuro, costruire ed essere catalizzatori di reti educative; avere il coraggio di dire le cose chiare e prendersi delle responsabilità;
riconquistare la speranza ed educare alla riconquista della speranza.