Nei primi anni della loro storia le Acli profusero grande attenzione ed energie nella formazione dei proprio militanti, anche in considerazione della novità da esse rappresentate nel panorama ecclesiale e sociale italiano. È molto intenso l’impegno editoriale aclista e nel 1956 è dato alle stampe un nuovo opuscolo della “Collana organizzazione”, dedicato esplicitamente a La formazione aclista.
Come si legge nelle prime righe introduttive l’opuscolo può servire «per studiare un metodo unitario di formazione aclista valido per tutto il movimento. Prima di tutto ci domanderemo chi è l’aclista, il soggetto della formazione, poi esamineremo brevemente cosa intendiamo per metodi “aclisti” e per formazione “aclista”».
Nella seconda parte del volumetto sono prese in esame le iniziative concrete che gli aclisti e le Acli possono prendere per la formazione dei lavoratori. Come spiegato sempre nel volumetto «la vera meta della formazione aclista è il lavoro personale del singolo lavoratore», il quale deve tendere all’autoeducazione e alla personale ricerca. Pertanto il consiglio è di costituire presso ogni circolo e nucleo delle biblioteche da costituire mediante l’acquisto e lo scambio di un libro al mese da parte di una decina di lavoratori.
Si incentivavano le iniziative, che già qualche provincia aveva intrapreso, di pubblicazioni mensili concentrate sullo studio approfondito di un determinato problema che almeno i dirigenti avrebbero dovuto leggere, giacché, allora come del resto ancora oggi, la lettura non era il primo pensiero dei lavoratori.
Nella pubblicazione si lamenta che i lavoratori «i libri, purtroppo per ora, non hanno l’abitudine, non hanno forse il tempo e spesso la voglia di leggerli!»