L’Italia è una Repubblica democratica perché nasce dalle ceneri del fascismo, alimentato dalla colpevolezza di tanti e l’omissione dei più. La Costituzione riconosce i diritti inviolabili dell’uomo perché scritta da chi ha visto cancellare ogni diritto. La Costituzione riconosce la dignità sociale di ognuno, senza distinzioni perché è nata contro il disprezzo dell’altro. La Costituzione ripudia la guerra perché chi ha combattuto durante la Resistenza sapeva quanto fosse urgente avere parole di Pace.” Con queste parole è iniziato l’intervento del Presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, chiamato a parlare dal palco di Piazza San Giovanni durante la Manifestazione La via maestra che si sta svolgendo a Roma “La Costituzione si impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettivo riconoscimento e il pieno sviluppo della personalità. Ma di ostacoli ce ne sono tanti. Il lavoro che manca. Il lavoro precario, sottopagato. La povertà di tante famiglie, di tanti cittadini a cui non basta la paga di fine mese. La sanità pubblica che non cura più quote crescenti di malati, che rinuncia alla prevenzione, alle diagnosi, che crea liste di attesa e file interminabili persino nei pronto soccorso. L’abbandono scolastico ancora così ampio. La mancata parità di salario per le donne. I servizi, e i diritti negati, a chi vive nelle aree interne. Il merito usato come strumento ideologico per allargare le distanze sociali, per fermare ogni mobilità sociale. La giustizia che funziona diversamente a seconda se hai soldi per pagarti l’avvocato. Oppure, con l’ultimo decreto, se sei un migrante per garantirti la libertà da un CPR. Migranti che a discapito della Costituzione sono respinti, esclusi, cacciati negli angoli bui delle città quando invece la loro integrazione sarebbe la risorsa. La Costituzione riconosce e garantisce diritti perché questi esistono già, non sono concessioni. Allora non dobbiamo far finta di non vedere. La costituzione va applicata, va resa possibile per sanare le ferite della società. La Costituzione va compiuta per rispondere alle aspettative di bene che abbiamo noi e di chi arriva nel nostro paese.
La Costituzione non va cambiata con un’autonomia differenziata che allargherebbe la forbice di diseguaglianze tra chi vive nel nord e il sud d’Italia o in territori avvantaggiati o svantaggiati del paese. Non va cambiata verso un presidenzialismo che prefigura un potere centrale e verticale. La democrazia reale si costruisce nel confronto duro nel Parlamento, che deve ritrovare la sua centralità. La partecipazione è la cura. La via politica del voto a partire dall’impegno di tutti noi nei quartieri, nelle circoscrizioni, nei comuni. Il voto è il più grande atto di forza di una società democratica ma non si esaurisce lì. Noi associazioni, vecchie, nuove, piccole, grandi siamo qui per rappresentare la promozione sociale che nasce nel confronto, nell’impegno educativo, nella memoria, nel rimettere insieme i cocci della nostra società e nel pungere una politica schiava di sondaggi e algoritmi di consenso. Siamo ancora palestra di democrazia. Il pluralismo della società e delle istituzioni non è la Babele dove nessuno comprende la lingua dell’altro. È una grande risorsa. Nella Costituzione le differenze divengono punti di condivisione, le povertà i punti di partenza per arrivare ad un paese più eguale, più giusto. Nella Costituzione questo paese si riconosce. Abbiamo bisogno di una nuova cultura, che oltrepassi gli schemi novecenteschi che ora ci vedono arresi ad un capitalismo di solo profitto. Questa nuova cultura sta nella ricerca della solidarietà, della cura, dell’ecologia integrale, dell’articolazione democratica, della partecipazione. Il nostro paese era il sogno di chi dalla disperazione ha avuto speranza e scritto la Costituzione. Ed è quel paese che esiste già, quello che ogni giorno è negli sforzi e desideri di tanti. Allora prendiamo la via maestra della Costituzione e facciamolo crescere insieme.”