Matteo Bracciali, vice-presidente della Federazione Acli Internazionali e Simone Romagnoli, Delegato di presidenza Acli ai rapporti con l’Unione Europea e responsabile del Servizio Civile Universale, insieme a Francisca Cantarini e Valentina Galli del Servizio Civile presso il Patronato Acli di Bruxelles, hanno preso parte a un’importante conferenza organizzata da EZA. L’evento, tenutosi a Bruxelles il 18 febbraio 2025, ha rappresentato un’occasione cruciale per le Acli per riflettere sul futuro della competitività europea e sulle sue implicazioni per i lavoratori in Europa. EZA, centro europeo per le questioni dei lavoratori, di cui le Acli sono parte sin dal 1985, promuove il dialogo sociale e la formazione per rafforzare la coesione sociale e i diritti dei lavoratori in un contesto in continua evoluzione. La conferenza ha affrontato tre aspetti chiave della strategia competitiva dell’Unione Europea: la semplificazione amministrativa, la necessità di investimenti e il ruolo dell’innovazione e delle competenze nel mercato del lavoro.
Semplificazione o erosione sociale? I costi della riduzione della burocrazia
Dopo i discorsi introduttivi del presidente di EZA Luca Van den Brande e del co-presidente EZA Piergiorgio Sciacqua, il primo panel ha visto la partecipazione di Roxana Minzatu (Vice presidente esecutiva sui diritti sociali e competenze della Commissione Europea), Simona Beretta (Professoressa di economia internazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Brigitte Pircher (Professore associato di scienze politiche presso la Sodertorn University di Stoccolma), Maxime Cerutti (Direttore Affari Sociali di Business Europe) e Jan Peter Daems (Membro del Consiglio della Federazione Nazionale Cristiana dei Sindacati dei Paesi Bassi CNV). Si è discusso della prospettiva cristiana della competitività, dell’impatto delle politiche di semplificazione amministrativa sui diritti dei lavoratori e sulle condizioni di impiego. Se da un lato la riduzione della burocrazia può favorire la competitività delle imprese, dall’altro sorge il rischio di un’erosione delle tutele sociali. I relatori hanno sottolineato la necessità di bilanciare efficienza e giustizia sociale, valorizzando il dialogo tra stakeholder e il ruolo fondamentale delle parti sociali.
Infatti, tre sono stati i punti di riflessione più importanti in questa prima parte. Innanzitutto, l’Unione Europea vanta un capitale umano straordinario, con una forza lavoro altamente qualificata, istituzioni educative d’eccellenza e un ecosistema innovativo che la rende competitiva a livello globale. Tuttavia, per valorizzare appieno questo potenziale, è necessario investire in formazione continua e in politiche attive del lavoro affinché i lavoratori possano affrontare le trasformazioni del mercato. In secondo luogo, il cambiamento economico e sociale non può basarsi esclusivamente su logiche di mercato e profitto, ma deve essere guidato da una visione di giustizia sociale. La transizione ecologica e digitale deve essere inclusiva, garantendo che nessuna categoria di lavoratori venga lasciata indietro e che i diritti fondamentali restino al centro delle politiche di competitività. Solo così l’Europa potrà coniugare crescita economica, sostenibilità ambientale e coesione sociale. Infine, piuttosto che introdurre nuove norme che potrebbero aumentare la complessità burocratica e gravare sulle imprese e sui lavoratori, secondo i relatori, la priorità dovrebbe essere di migliorare l’efficacia delle regolamentazioni esistenti. Questo significa semplificare le procedure, ridurre le inefficienze e garantire che le normative europee siano applicate in modo uniforme tra gli Stati membri.
Investimenti e regole fiscali: il rischio dell’affidamento al capitale privato
Il secondo panel ha approfondito la questione della mobilitazione dei capitali privati per sostenere lo sviluppo europeo. Tra i relatori figuravano Andrea Beltramello (Capo unità della Capital Markets Union, DG FISMA, Commissione Europea) e Thierry Philipponnat (Capo ed economista di Finance Watch). Il dibattito ha toccato temi come la differenza tra capitale pubblico e privato, il ruolo delle politiche fiscali nazionali, le implicazioni della Brexit sul sistema finanziario europeo e il capital markets union. Si è discusso di come la stabilità finanziaria dipenda dalla fiducia nelle istituzioni e dalla regolamentazione efficace dei mercati, sottolineando il ruolo delle politiche pubbliche nel garantire che gli investimenti privati possano generare benefici concreti per la società.
Questo dibattito si collega direttamente all’intervento di Mario Draghi, che proprio il 18 febbraio intervenendo al Parlamento Europeo, ha criticato la scarsa reattività dei paesi europei di fronte alle sfide economiche globali. L’ex premier italiano ed ex presidente della BCE, autore del Rapporto sulla competitività europea, ha sottolineato la necessità di un’azione più incisiva e coordinata per affrontare le transizioni economiche in corso ed evitare che l’Europa resti indietro rispetto a competitor globali come Stati Uniti e Cina. L’Unione dei mercati dei capitali, discussa nel panel, potrebbe rappresentare uno strumento chiave per rafforzare la competitività europea, ma la sua efficacia dipenderà dalla capacità degli Stati membri di collaborare e adottare politiche comuni che bilancino crescita economica e giustizia sociale.
Competenze e innovazione per un’Europa competitiva e inclusiva
Il terzo panel ha analizzato il ruolo centrale delle competenze nella transizione digitale e verde. Pedro Moreno de Fonseca (Specialista in Lifelong Learning, ILO), Irene Wintermayr (Funzionario politico ILO per UE e Benelux), Sofie Mols (Director Innovation presso la Thomas More University of Applied Sciences di Anversa) e Dennis Radke (MEP, EPP Group) hanno discusso delle sfide legate all’automazione e all’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro. La capacità di adattamento dei lavoratori attraverso la formazione continua è stata identificata come un elemento chiave per garantire non solo la competitività, ma anche la sostenibilità sociale del modello economico europeo. Si è evidenziata la necessità di politiche attive del lavoro che promuovano la riqualificazione e la creazione di nuove opportunità occupazionali, specialmente per i giovani e le categorie più vulnerabili.
La conferenza promossa da EZA ha offerto una prospettiva approfondita sulla direzione che l’Europa sta prendendo in termini di competitività e sviluppo economico. Se da un lato si avverte una spinta verso la crescita, dall’altro emergono questioni cruciali legate alla giustizia sociale, alla dignità del lavoro e alla necessità di garantire che l’innovazione economica non comprometta la coesione sociale. Il confronto tra esperti, istituzioni e parti sociali durante la conferenza ha rappresentato per le Acli un’importante occasione di riflessione sul ruolo che la competitività può svolgere non solo nel rafforzare la posizione economica del nostro paese all’interno della UE, ma anche nel migliorare il benessere di noi cittadini. Le discussioni emerse hanno sottolineato l’importanza di un approccio che coinvolga istituzioni, imprese e lavoratori per costruire un’Europa più equa e sostenibile. Le Acli, in questo contesto, rivestono un ruolo fondamentale, promuovendo la necessità di un equilibrio tra innovazione e giustizia sociale. È compito delle Acli continuare a lavorare con impegno in questa direzione, affinché la competitività non sia solo un obiettivo economico, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta ed inclusiva.
Francisca Cantarini