Domenica 22 Aprile 2018 – Anno B
Parola del giorno: At 4,8-12; Sal 117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 10, 11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
COMMENTO AL VANGELO: \”Nel recinto del buon pastore\”
a cura di padre Davide Carbonaro, accompagnatore spirituale ACLI Roma
Che fare davanti ad una umanità dispersa e inferma? Da dove cominciare dopo aver incontrato il risorto, parlato con lui, mangiato con lui? Sono le domande che attraversano il cuore di Pietro e Giovanni, ma forse anche le nostre che siamo qui a camminare sui sentieri della storia carichi delle fatiche e delle gioie dei nostri giorni. Gli atti degli apostoli ci presentano la figura di Pietro pieno dello Spirito. Anche lui come Gesù un tempo, dopo il deserto della passione e del combattimento viene spinto dallo Spirito in mezzo all’umanità ferita dal dolore e dalla morte. E’ il compito della Chiesa di ogni tempo piena dello Spirito; la sua vocazione originaria: raccogliere l’umanità dispersa e ferita e lasciare che il Buon Pastore la guidi e la salvi con la potenza della suo parola e il dono della sua vita. La Quarta domenica di Pasqua ci presenta il Signore nei tratti tenerissimi e significativi del buon bel Pastore. Non ha nome lo storpio guarito alla porta bella del Tempio, anch’essa bella come il buon pastore che dice di se stesso, essere la porta dalla quale si può uscire ed entrare. Quanti anonimi nel volto e nel nome chiedono cittadinanza non solo tra le nostre case ma nei nostri cuori? Quanti uomini donne e bambini sono senza valore, senza considerazione e siedono alle “porte belle” dei nostri confini o naufragano dentro il mare della solitudine e dell’indifferenza? Il Signore vuole farci comprendere che per lui tutti siamo importanti; per tutti egli ha dato la vita; per ognuno egli è la pietra angolare, la roccia su cui aggrapparsi per non affondare dentro i flutti del male. Gesù riporta la pecora smarrita nell’ovile perché il dono di quell’amore gratuito ed affidabile gli insegni ad amare le altre novantanove che sono nel recinto. L’amore evangelico non è fusivo o mercenario, così da non tenere conto della libertà altrui. L’amore che scaturisce dal Vangelo è diffusivo: “Ho altre pecore che non provengono da questo recinto anche quelle io devo guidare”. Come si realizza questo amore? Ascoltando la voce. Ciò che noi ascoltiamo non è solo un insieme di dottrine o di regole del buon vivere. E’ la voce di Gesù che ci ricorda il dono della vita e chiede di essere disposti a donare la vita come lui. Solo partecipando a quel dono saremo in grado di lottare contro i lupi portatori di morte. Anch’io posso essere nella mia casa, nella mia famigli, lì dove vivo “buon pastore” affidabile e generoso. Dare la vita vuol dire: accogliere, ascoltare, esserci, dire all’altro tu mi importi! E questo anche quando costa. Solo Gesù è capace di dare e riprendere la vita per questo egli ama tutti senza distinzioni e privilegi senza un tornaconto personale. Il rischio di amare paralizzando la nostra libertà e quella degli altri è alle porte. Abbiamo bisogno di camminare dietro il buon pastore per apprendere la sua capacità libera di amare senza lasciarsi possedere e liberando gli altri nella loro dignità e bellezza. Per questo motivo oggi la Chiesa prega per quanti ad immagine del buon pastore donano la loro vita a servizio degli altri. I missionari del Vangelo, i preti i religiosi e le religiose. Quanti affascinati dalla bellezza di Gesù hanno venduto tutto per la perla preziosa ed il campo che custodisce il tesoro del cuore. Preghiamo per loro, chiediamo che non distolgano lo sguardo dalle spalle di Gesù e lo seguano con vigore e franchezza. Costruiscano recinti con le porte e ne siano custodi vigili e generosi. Siano per primi ascoltatori docili della divina Parola che apre il cuore e la mente alla conoscenza. Si ricordino che ad immagine del buon pastore, è chiesto loro il dono della vita da spendere solo per guadagnare Cristo e i fratelli. Non siano solo dei mercenari o commercianti del sacro pronti a svendere il Vangelo per il loro tornaconto, ma facciano ogni cosa per gli interessi di Cristo. Non siano costretti ad amare, ma come Gesù lo facciano con libertà. Non siano i salvatori del mondo perché in te o Signore il mondo è già salvato. Apprendano nella loro solitudine a rifugiarsi e confidare in te e non nell’uomo. Rendano presente te nella parola e nei sacramenti e non il loro protagonismo, avendo presente che ciò che dicono e fanno lo compiono in memoria di te. Sentano che portano nelle loro vite le stesse ferite e disagi dei loro fratelli e sorelle a cui sono inviati. Non si vergogni di essere con loro compagni di viaggio come tu mostrasti ai tuoi discepoli le ferite del tuo amore per noi e ti facesti compagno di viaggio.