Domenica 28 Gennaio 2018 – Anno B
Parola del giorno: Dt 18,15-20; Sal 94; 1 Cor 7,32-35; Mc 1,21-28
DAL VANGELO SECONDO MARCO (Mc 1, 21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
COMMENTO AL VANGELO
a cura di don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale ACLI Cremona
L’elemento centrale del brano è la prassi di Gesù, efficace e potente contro il male che deturpa la vita umana. La sua prima azione pubblica ha una caratteristica liberatrice e anche polemica nei confronti del potere religioso prestabilito, poiché avviene di sabato. L’autorità vera appartiene a Gesù che libera da ogni tipo di oppressione, e non agli scribi: essa è a loro espropriata a favore del popolo sofferente. La distanza tra Gesù e gli scribi si accentua: il suo agire che dà vita avviene nella loro sinagoga e l’insegnamento di Gesù viene qualificato come nuovo e questo implica che quello degli scribi è ormai vecchio e superato. Questa osservazione è fondamentale per capire il conflitto tra Gesù e il centro religioso. Colui che non ha autorizzazione legale per insegnare realizza con autorità una prassi in favore dei sofferenti; invece chi ha l’autorizzazione legale per insegnare, realizza una prassi ideologica e sterile per la vita del popolo, della cui sorte non si preoccupa. Gli scribi legano l’uomo alla questione del puro ed impuro, Gesù salva dall’impurità e dalla legge che schiavizza. E’ importante renderci conto, come spesso Papa Francesco ci ricorda, del rischio che corriamo anche oggi nella chiesa di fermarci a catalogare chi è puro ed impuro, a dividere tra chi è gradito a Dio e chi no, allontanandoci così dalla vera volontà di Dio in Gesù, che vuole invece liberare e curare chi si trova nella sofferenza e nel dolore, nell’ingiustizia e nella oppressione. E’ ancora molto vivo il pericolo di essere nella comunità cristiana più scribi che discepoli del Signore vivente.
Emerge nel vangelo una conflittualità tra due modalità di vivere la religiosità autentica: quella derivante dalla legge dell’alleanza che privilegiava l’amore per il povero e il sofferente come via per incontrare Dio e che Gesù fa propria, e quella degli scribi, farisei, sacerdoti del tempio, che insisteva sulle esigenze del puro ed impuro come possibilità di essere accolti o rifiutati da Dio. Per Gesù la santità del Dio misericordioso è la garanzia della vita per l’uomo peccatore, mentre per gli scribi la santità del Dio puro era minaccia di morte per l’uomo impuro.
La presenza di Gesù quindi, priva il male della sua capacità di distruggere la vita. Le parole del demonio sono veritiere. Ciò che Gesù ha annunciato diventa ora evidente: è finito il tempo nel quale il male ha il dominio assoluto sull’uomo. Il kairos del regno, la sua assoluta vicinanza porta questa novità nella storia, poiché non è pensabile la coesistenza del dominio di due poteri contrari, uno a favore e uno contro la vita dell’uomo.
Gli spiriti impuri quindi escono dall’uomo: Gesù vince il male, il peccato, la morte. Se vogliamo seguirlo realmente, dobbiamo anche noi chiedere allo Spirito la grazia anzitutto di espellere dal nostro cuore ogni radice di egoismo, orgoglio, falsità, doppiezza, carrierismo, attaccamento alle cose materiali, indifferenza, cinismo, razzismo, volontà di dominare e sfruttare gli altri, adattamento alla mentalità comune che divide, separa, giudica, cataloga, distrugge la dignità delle persone.
Nel contempo dobbiamo invocare lo Spirito del Risorto, che altro non è se non Gesù di Galilea, perché ci aiuti ad aver forza per sradicare tutti gli spiriti impuri della storia: idolatria del denaro, del potere delle armi, dell’arricchimento ad ogni costo sulla pelle dei deboli, dei lavoratori, delle famiglie, degli immigrati. Chi si è scandalizzato pubblicamente, per fare uno dei tanti esempi, della ditta della provincia di Bergamo, scoperta recentemente, che pagava 50 centesimi l’ora otto operaie indiane e una italiana che lavoravano a casa? Non spetta a noi anche come ACLI vibrare di sdegno di fronte a tutte le ingiustizie perpetrate a danno di chi lavora, suda, tribola per mantenere la propria famiglia? E non è questo forse oggi testimoniare Gesù, lottando contro lo spirito impuro dello sfruttamento che schiaccia la dignità umana?