Sul diritto di cittadinanza, “la politica deve stare al passo del Paese – lo afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli -. Tre italiani su quattro hanno già espresso un parere favorevole al riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati e cresciuti in Italia. Si superi questa fase di contrasti e si vada dritti verso una legge indispensabile e di civiltà. La legge sulla cittadinanza, come ha ricordato monsignor Nunzio Galantino, è un tema serio. Basti pensare che, qualora la legge non venisse approvata, avrebbe avuto solo il merito di aver fatto un torto a dei bambini”.
La normativa italiana sulla cittadinanza è attualmente una delle più rigide d’Europa. A oltre un anno dall’approvazione alla Camera del ddl di riforma della legga 91/92 e dopo che il Senato ha incardinato la discussione, sarebbe incomprensibile fermare una riforma attesa da anni che toglierebbe dal limbo circa 800mila bambini e giovani che ad oggi vedono pregiudicata la possibilità di sentirsi a tutti gli effetti cittadini del nostro Paese.
“L’Italia è pronta – riprende Antonio Russo, responsabile nazionale welfare delle Acli – sia pronto anche il Parlamento. Auspichiamo che la legge passi con il voto di tutti, perché è una riforma che guarda lontano. Riconoscere a bambini, italiani di fatto ma non di diritto, la cittadinanza significherebbe farli crescere con una consapevolezza di integrazione che andrebbe a contrastare il senso di incomprensibile esclusione che oggi molti di loro vivono. E poi – conclude Russo – dopo 15 anni dal nostro primo appello, è ora che questa riforma prenda finalmente vita”.
Con lo slogan “Chi cresce in Italia è italiano”, le Acli manifesteranno a Roma il prossimo 21 giugno, presso il Pantheon, assieme all’organizzazione “Italiani senza cittadinanza” e al cartello de “L’Italia sono anch’io”, di cui le Acli fanno parte.