“C’è una crescita del desiderio di autorità, e lo possiamo rilevare in diversi paesi del mondo, come in Russia, nelle Filippine, negli Stati Uniti, in Brasile e anche in Italia. È una deriva molto pericolosa le cui cause sono molteplici”. Romano Prodi ha iniziato così il suo intervento durante l’ultima giornata dell’Incontro nazionale di spiritualità delle Acli a Bose, una vera e propria lezione di geopolitica per analizzare come sia cambiato il potere economico e il potere politico nel mondo globalizzato.
L’ex Presidente del Consiglio ha spiegato come il potere economico si stia spostando sempre più verso paesi come la Cina che “solo lo scorso anno è cresciuta del 6,4%, un numero neanche troppo alto rispetto agli anni passati ma che vale come tutto il Prodotto Interno Lordo della Russia”. “Eppure, a questo enorme potere economico, – ha spiegato Prodi – spinto anche dalla disponibilità al consumo di una popolazione vastissima che conta un miliardo di individui, non corrisponde un potere politico altrettanto forte, come invece lo detiene la Russia, economicamente e anche militarmente debole ma in grado di esercitare un’efficace influenza politica nello scacchiere internazionale, soprattutto in Medio Oriente”.
L’analisi di Prodi è proseguita con un approfondimento sugli Stati Uniti, “che sono ancora la prima potenza mondiale dal punto di vista politico in conseguenza della loro forza militare e della politica internazionale espansionistica. Gli Usa detengono anche un notevole peso economico, visto che hanno saputo interpretare i cambiamenti legati alla globalizzazione: i grandi colossi come Google, Amazon, Apple sono tutti americani ”. In questo quadro l’Europa appare schiacciata, “simile all’Italia rinascimentale costituita da città e stati che erano, in quel momento, l’avanguardia del mondo ma erano talmente divisi che non seppero interpretare quella che fu la prima globalizzazione: la scoperta dell’America. Da quel momento, visto che nessuno seppe mettersi d’accordo per costruire le Caravelle, nonostante l’esistenza di stati che da secoli avevano fatto della navigazione il loro punto di forza (come Venezia), l’Italia scomparve dalle cartine. Ecco, in questo momento in cui le caravelle sono Amazon e Alibaba, Apple e Samsung, l’Europa non riesce ad essere unita su quasi nulla e, proprio a causa di questa frammentazione, rischia di rimanere tagliata fuori perché non riesce a costruire le Caravelle”.
Le conclusioni dell’Incontro nazionale di spiritualità delle Acli, che quest’anno è stato dedicato al tema del potere, sono state affidate al Presidente nazionale, Roberto Rossini che è partito da una tripartizione del concetto di potere, declinabile dal punto di vista individuale, poi dal punto di vista pubblico e infine dal punto di vista di un aclista. “Il potere come questione privata significa fare i conti con il proprio desiderio e capire quali limiti debba avere questo desiderio. È un interrogativo importante – ha continuato Rossini – che bisogna porsi soprattutto quando si detiene una qualsiasi carica di potere perché ogni uomo è mosso da un proprio desiderio ma deve anche capire fin dove può arrivare”.
La riflessione del Presidente nazionale si è poi spostata sulla questione pubblica “visto che oltre ai desideri di chi detiene il potere ci sono anche i desideri e le aspettative degli altri nei confronti di chi detiene il potere, e questi due desideri, inevitabilmente, si incrociano. Dunque è una funzione che si sposta e che si esercita verso l’esterno ed è molto importante oggi avere ben chiaro che la Costituzione ci detta la linea anche sotto questo punto di vista, in un momento storico in cui si pensa che la sovranità è completamente nelle mani del popolo bisognerebbe sapere altrettanto chiaramente che la carta costituzionale, all’art.1, specifica che il popolo esercita la sovranità nelle forme e nei limiti della Costituzione. Dunque va bene la democrazia diretta, ma non può essere lo strumento in grado di regolare la vita pubblica di uno Stato”.
L’ultimo aspetto del potere trattato da Rossini ha riguardato le Acli “da sempre, e ancora oggi, un’associazione molto forte sul territorio. Ma il potere per un aclista non significa solo esserci sul territorio, oggi bisogna anche essere capaci di saper raccontare dove vogliamo che vada il Paese perché il potere si è spostato sulla comunicazione. Ecco perché le Acli devono mantenere il loro essere un movimento tra, con uno stile di potere affidato alla mediazione. Bisogna avere pazienza, come dei buoni genitori, sicuri che a tempo debito arriveranno anche i frutti”.
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