Piangiamo ancora altri morti. Non spetta a noi comprendere le cause dell’ennesima tragedia. Tuttavia ci chiediamo quanta persone devono ancora morire prima che si riconosca che oggi c’è una fetta consistente di lavoro confinata nella penombra di lavori totalmente o parzialmente irregolari, mal pagati e con contratti legittimi ma indegni o occupati ma con part time involontari? Un mondo del lavoro pressato in una sorta di semi clandestinità. Anche quando non direttamente causa di incidenti questa situazione abbassa il livello di dignità di tutto il lavoro e di legalità complessiva dei territori e conduce a una concorrenza giocata sempre più sul lavoro sotto pressione.
Certo occorre agire su più fronti, dalla prevenzione alla lotta contro il crescente lavoro nero e le violazioni della sicurezza. Insieme a più formazione prima di tutto alle aziende, più tecnologia e controlli a distanza, e più ispettori, e alle norme degli appalti pubblici estese al privato. E non ultimo l’abolizione della Bossi Fini a favore di una regolare politica di accoglienza e integrazione, nonché di emersione e regolarizzazione dei lavoratori immigrati, e dei miliardi conseguenti di gettito fiscale e contributivo al quale lo Stato, senza regolarizzare, rinuncia.
Ma se non guardiamo in faccia al forte consenso e alle tante coperture del quale il sommerso gode nessuna di queste azioni sarà messa in campo appieno. Serve una mobilitazione dal basso, come se ci fosse stata un’alluvione, che coinvolga le comunità.
La scorsa estate il Parlamento ha adottato le norme europee sul Whistleblowing, che vincolano le aziende a predisporre un sistema di raccolta delle segnalazioni di illeciti che garantisca la privacy del dipendente o collaboratore segnalante. Peccato però che non si tenga conto della realtà italiana fatta di tantissime piccole o micro imprese, che ne sono escluse. Oltre a potenziare il sistema di controlli, gravemente carente, occorre che questa possibilità di segnalazione che tutela la privacy del segnalante, sia diffusa in modo agevole a tutti i contesti, senza burocrazia, coinvolgendo oltre a sindacati e organizzazioni datoriali, comuni, Terzo settore, scuole, parrocchie.