Vent’anni fa, nel 2002, nasceva lo SPRAR, ovvero un modello di accoglienza diffusa ed integrata che si è rivelato da subito un approccio innovativo che ha saputo coniugare il rispetto per i diritti fondamentali delle persone accolte con un’ordinata gestione del sistema di accoglienza evitando sprechi e facilitando i processi di inclusione sociale delle persone accolte.
Il sistema italiano di accoglienza infatti rimarrà fino ad oggi eternamente adagiato in una logica emergenziale dalla quale non sembra mai volere uscire, come se i rifugiati fossero un fenomeno estemporaneo e transitorio destinato a finire. Il confuso impianto normativo insieme alla cronica mancanza di posti nel sistema S.P.R.A.R. che, a causata dal perdurare, ben oltre la fase sperimentale, di un impianto del tutto volontaristico nell’adesione da parte dei Comuni, ha prodotto una crescita di detto sistema lentissima, disomogenea ed inadeguata rispetto all’aumento delle necessità complessive del sistema nazionale di accoglienza, consolidando lo S.P.RA.R. stesso (e attualmente il S.A.I) come sistema de facto secondario ed ancillare rispetto al sistema sempre rimasto dominante ovvero quello costituito dai centri a diretta gestione governativa.
Il Tavolo Asilo e Immigrazione, anche sulla base di un ampio e approfondito coinvolgimento delle principali reti nazionali che operano nel campo dell’accoglienza e di una dettagliata indagine tra operatori/operatrici e responsabili dei progetti d’accoglienza, propone di seguito una analisi sintetica delle principali ragioni per le quali il SAI non svolge oggi il ruolo che la legge prevede e indica alcune importanti proposte di modifica/adeguamento.
Nel documento allegato le sei proposte presentate al Governo Draghi
IL DOCUMENTO CON LE PROPOSTE DEL TAVOLO ASILO E IMMIGRAZIONE