L’11 gennaio 2016 la Camera dei deputati ha approvato con 367 sì, 194 no e 5 astenuti le norme costituzionali per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Il provvedimento, dopo essere stato approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato (C. 2613 B), è stato approvato in via definitiva in prima deliberazione e passa ora al Senato per la seconda deliberazione, dove sarà votato senza possibilità di modifiche. Dopo il vaglio del Senato, tornerà al voto di Montecitorio per il via libera definitivo. Difatti, le leggi di revisione della Costituzione, così come tutte le altre leggi costituzionali, in seconda votazione devono essere approvate nel loro complesso (senza emendamenti) con un “sì” o con un “no” secchi almeno dalla maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera (art. 138 C).
Il voto del Senato è previsto intorno al 20 gennaio, mentre il passaggio alla Camera dovrebbe avvenire nella seconda metà di aprile.
Nell\’autunno 2016, come garantito dal Governo, se la riforma non otterrà i due terzi dei consensi in Parlamento, è previsto il referendum popolare che, una volta approvata la legge, può essere richiesto da un quinto dei deputati, da un quinto dei senatori, da 500mila elettori o, infine, da cinque Consigli regionali. Il referendum è approvato dalla maggioranza dei voti validi, non è cioè previsto un quorum di votanti. Nel caso invece di mancato referendum la legge è promulgata dopo tre mesi dalla sua pubblicazione.
Come è noto il ddl, tra le varie misure, prevede la fine del bicameralismo perfetto, la riforma del Senato e l’elettività dei senatori, la modifica della disciplina del procedimento legislativo, l’eliminazione della competenza legislativa concorrente, l’abolizione delle province e del Cnel, un nuovo sistema di soglie di maggioranza per l’elezione del Presidente della Repubblica.
Per maggiori approfondimenti sulla riforma, si rimanda al Dossier n.16 della Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune.